Ultim'ora

PIGNATARO MAGGIORE – Caso Magliocca, le ragioni del comune nella costituzione parte civile

PIGNATARO MAGGIORE –  Atto di costituzione  costruzione di Parte civile per il comune di Pignataro Maggiore contro l’ex sindaco Giorgio Magliocca, Ecco il documento presentato dal difensore del comune per la costituzione quale parte civile nel processo. “Magliocca è imputato perché pur non essendo inserito organicamente ed agendo nella consapevolezza della rilevanza causale dell’apporto reso e della finalizzazione dell’attività agli scopi dell’associazione di tipo mafioso denominata “clan dei casalesi” che, operando sull’intera area della provincia di Caserta ed altrove, si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione dei seguenti scopi illeciti. In particolare il Magliocca contribuiva a rafforzare vertici ed attività del gruppo camorrista facente capo alla famiglia camorrista c.d. “Ligato-Lubrano”, operante nella zona di Pignataro Maggiore, dal quale riceveva appoggi elettorali mediante l’illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini (ostacolando il libero esercizio del voto, procurando voti a candidati indicati dall’organizzazione in occasione di consultazioni elettorali) e, per tale tramite, il condizionamento della composizione e delle attività degli organismi politici rappresentativi locali attraverso le seguenti condotte: – Assicurando l’aggiudicazione degli appalti pubblici del Comune di Pignataro Maggiore; – Omettendo qualsiasi controllo in ordine alla gestione dei beni confiscati al suddetto gruppo camorristico così consentendo che gli stessi continuassero gestire e godere dei redditi relativi a detti beni;  Assicurando la erogazione di finanziamenti pubblici.
Ragioni della domanda
Gravi sono i danni morali e materiali che il comune di Pignataro Maggiore e l’intera comunità pignatarese ha subito a cagione del comportamento illecito dell’ imputato, come puntualmente descritto nei capi d’imputazione sopra riportata. I danni  sono conseguenza immediata e diretta dell’omissione di ogni ragionevole controllo sui beni a cominciare dal rifiuto di procedere alla perimetrazione dei terreni  Ligato ed all’apposizione di adeguati cartelli segnalatori, malgrado le numerose segnalazioni  della polizia Municipale e dell’interpellanza del consigliere di minoranza Raimondo Cuccaro. I cartelli  vengono apposti soltanto il 9 settembre 2010 cioè dopo quasi sette anni dall’acquisizione al comune. Villa Ligato viene consegnata al comune, ma solo come rudere perché il sindaco ne aveva autorizzato la devastazione ed il saccheggio e ne aveva tollerato l’invasione (vedi rapporto dei carabinieri circa il ritrovamento di auto bruciate nella villa). I terreni di pertinenza vengono consegnati al comune come terreni coltivati a frutteto ed in gran parte con elevato indice di fabbricabilità industriale, ma per essi è il sindaco Magliocca che trasforma la vittoria dello stato in cocente sconfitta. Per anni, con la copertura di Mondotondo e di Icaro, il terreno  resta nella disponibilità della camorra;  poi, quando la  magagna viene scoperta, il  frutteto è subito distrutto (da ignoti) e per espressa volontà del sindaco l’area perde l’edificabilità.  Ci riferiamo alla nota di protocollo 4362 del 13/05/2008 con la quale il Magliocca chiede, senza una preventiva autorizzazione, il cambio di  destinazione urbanistica delle aree confiscate ai Ligato da tipo industriale a zona non edificabile. È una nota sibillina e volutamente opaca, che viene chiarita nella deposizione  resa agli organi inquirenti nel Proc. Pen. 14980/2009 c/o Trib. S. Maria C. V., dall’ Ing. Carlo Tramontana, Dirigente del Consorzio ASI . In particolare il  dirigente dell’ASI afferma che il Sindaco “richiedeva di destinare a servizi consortile un’area confiscata alla camorra” vincolandola cioè alla inedificabilità. La villa di Raffaele Antonio Ligato, capo indiscusso della cellula di Pignataro  del clan dei casalesi, ed il terreno di pertinenza erano autentici gioielli, che  incoronavano  il boss e ne contrassegnavano l’autorevolezza ed il  prestigio. La loro confisca perciò, poteva essere un colpo decisivo per la criminalità organizzata, che assieme ai beni avrebbe perso autorevolezza, credibilità  e credito, ma, grazie  a quello che una malaccorta difesa vorrebbe far passare solo per insipienza delle autorità,  si trasforma  in una amara beffa per lo stato e per quei suoi integerrimi servitori, che, coraggiosamente ed instancabilmente, avevano profuso impegno e sacrificio per arrivare  a confiscare i beni al camorrista. Per fugare ogni dubbio che il suo comportamento non era soltanto negligenza, bisogna ricordate che il sindaco Magliocca partecipò alla sceneggiata, organizzata sotto la regia della cooperativa Icaro, propagandata sulla stampa, di una festosa raccolta delle pesche sui campi confiscati.  Solo il comandante della polizia municipale s’accorse  che,  malgrado il frutteto si estendeva per circa 3 ettari,  la produzione era stata di sole cinque o sei cassette  Né il presidente della cooperativa Icaro, né il sindaco (presenti alla sceneggiata) denunciarono il furto delle pesche. lasciando intendere  che  nulla avevano  da rimproverare a chi effettivamente le aveva raccolte e vendute.  Per questi motivi si conclude perché piaccia all’eccellentissimo G. U. P. di Napoli dichiarare la penale responsabilità  dell’imputato per entrambi i reati a lui ascritto; condannare l’imputato al risarcimento dei danni  de danni materiali, morali e biologici da quantificarsi in separato giudizio con una provvisionale provvisoriamente esecutiva di € 100.000; condannare l’imputato a  rifonder le spese di costituzione di parte civile”.

Guarda anche

CASERTA – Fonti rinnovabili e diversificazione di energie: la provincia istituisce il bando

Caserta – “Puntare sul miglioramento del risparmio energetico e sullo sviluppo di fonti di energie …