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SPARANISE – Caso D’Innocenzo, scarcerata la nuora

SPARANISE –  Caso D’Innocenzo, il difensore ha presentato richiesta presso il tribunale della libertà per il riesame dell’ordinanza di arresto. Intanto, nei giorni scorsi, è stata scarcerata la nuova, Ilde Marciello, che era accusata di approrpriazione indebita. Entrambi, sono difesi dall’avvocato Gianfrancesco Lugnano. Secondo l’accusa aveva messo inp iedi un sistema per “cannibalizzavano” le aziende. L’operazione ha condotto a sette misure cautelari, di cui quattro ordinanze di custodia in carcere, due ai domiciliari e un obbligo di dimora, più altre 31 persone denunciate. È il bilancio di un’operazione, condotta lunedì mattina dalla squadra mobile di Firenze a conclusione delle indagini dirette dalla Dda del capoluogo toscano, che interrompe l’attività di un gruppo criminale capeggiato da persone legate a clan camorristici infiltratisi in Toscana. Sequestrati beni per oltre 9 milioni di euro. Alcuni dei reati contestati sono, a vario titolo, estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata corruzione e riciclaggio, ma anche reati societari compiuti attraverso il sistematico uso della forza e della intimidazione. I destinatari delle misure restrittive, emesse dal gip di Firenze su disposizione del pm Pietro Suchan, sono risultati tutti legati ai clan Ligato, Russo e Bardellino. L’organizzazione criminale era “specializzata” principalmente nell’acquisizione di aziende in crisi: dopo l’offerta iniziale di sostegni economici, il gruppo ne assorbiva completamente la gestione anche attraverso violenze e minacce, poi ne “cannibalizzava” gestione, patrimonio e contabilità. È quanto accaduto ad un imprenditore di Castelfiorentino (Fi) che nell’ottobre del 2009 denunciò alla polizia un colpo d’arma da fuoco esploso sulla portiera della sua auto. Grazie alla sua denuncia iniziarono le indagini. Durante la deposizione emerse che l’uomo d’affari alcuni mesi prima aveva accettato l’aiuto finanziario della famiglia D’Innocenzo, padre e figlio, i quali avevano guadagnato una certa notorietà nel panorama sportivo delle gare di rally automobilistici, in particolare nel Centro e nel Sud Italia. Le indagini hanno fatto emergere che la contabilità delle società acquisite veniva gestita quasi completamente “al nero”. L’evasione fiscale – la guardia di finanza ha accertato un evasione per 20 milioni di euro – era basata sulla costituzione di società “cartiere”, istituite quasi solo per emettere fatture false a beneficio di aziende del settore tessile, le quali, a loro volta, le contabilizzavano generando così falsi crediti di imposta impiegati poi per il pagamento dei tributi attraverso l’istituto della compensazione. Le società erano intestate a prestanome che per questo compito percepivano dagli 800 ai 1.500 euro al mese. Il gruppo criminale, insediatosi in Toscana nella metà degli anni ‘80, era capeggiato da Benedetto D’Innocenzo e dal figlio Diocrate, originari di Caserta, entrambi con domicilio a Quarrata (Prato) e finiti in manette.  Tutte accuse che la difensa contesta in toto

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