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CASERTA – Scandalo Asl, Polverino e Bottino davanti ai giudici del riesame

CASERTA – Scandalo Asl e terremoto politico, oggi, saranno i giudici della XII sezione del tribunale del Riesame di Napoli a decidere se concedere o meno la libertà al consigliere regionale Angelo Polverino (Pdl) e al direttore generale dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Franco Bottino. L’udienza  dopo il deposito dell’istanza di Appello al Riesame da parte dei difensori di entrambi, coinvolti nello scandalo degli appalti Asl di Caserta, una inchiesta che ha portato, qualche settimana fa, all’arrestato dell’onorevole regionale, Angelo Polverino e di altri nomi “eccellenti” nel panorama politico casertano. Oltre al politico sono  finiti in carcere  Giuseppe Grillo e Lazzaro Luce. Domiciliari, invece per   Giuseppe Grillo, Antonio Pascarella e Antonio Rinaldi. L’inchiesta riguarderebbe gli appalti per i servizi di pulizia in tutte le sedi dell’Asl di Caserta.  Le misure cautelari richieste dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere hanno avuto come destinatari Francesco Bottino, ex dg della Asl e attuale direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, l’imprenditore edile di Marcianise Giuseppe Grillo, con un passato da consigliere comunale, e altri operatori economici. L’indagine – secondo notizie che filtrano – trarrebbe spunto dalle rilevazioni di un collaboratore di giustizia di Marcianise, un ex boss locale, che avrebbe fatto luce su una serie di vicende da tempo al vaglio degli investigatori. In tutto le persone raggiunte dalle misure cautelari in carcere e ai domiciliari sono tredici.

Le accuse dell’Antimafia

In data odierna, all’esito di un’articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di alcuni dirigenti dell’ASL di Caserta, di un consigliere regionale e di imprenditori ai quali sono stati contestati, in riferimento alle specifiche posizioni, i reati di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti, avvalendosi del metodo mafioso e, comunque, al fine di agevolare associazione camorristica (sodalizi “Belforte” di Marcianise e “dei Casalesi”), nonché quello di corruzione. L’attività investigativa – sviluppatasi attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, servizi di osservazione e pedinamenti nonché attraverso acquisizioni di natura documentale – ha permesso di raccogliere a carico degli indagati un grave quadro indiziario in ordine ai reati ascritti, che attengono a vicende riguardanti un giro d’affari milionario, derivante dall’illecita aggiudicazione di gare di appalto per la gestione dei servizi di pulizie nelle strutture sanitarie locali.

In particolare, gli illeciti erano attinenti alle vicende concernenti l’affidamento, senza una regolare gara d’appalto, del servizio di pulizie ad un’azienda, che si ritiene vicina al sodalizio “Belforte”, nonché nell’arbitraria proroga per ulteriori tre anni del contratto in questione, proroga avvenuta un anno e mezzo prima della naturale scadenza del contratto. Quando poi la stessa ditta veniva colpita da interdittiva antimafia, l’incarico veniva revocato soltanto dopo sei mesi dalla comunicazione del provvedimento interdittivo.

Successivamente, a seguito della revoca l’appalto passava, per i successivi tre anni, ad una ditta riconducibile, secondo la ricostruzione accusatoria, al sodalizio “dei Casalesi”. Alla scadenza di quest’ultimo appalto, l’imprenditore della prima azienda, ritenuto vicino al gruppo “Belforte”, tentava in ogni modo di aggiudicarsi nuovamente la nuova gara, utilizzando una ditta con sede nell’Italia settentrionale, ma in effetti sempre a lui riconducibile.

Il presidente della commissione per l’aggiudicazione della gara veniva, infatti, indotto, tramite minaccia armata, a favorire la predetta ditta: intimorito, tuttavia, dalle minacce a lui rivolte dai marcianisani, questi denunciava l’accaduto, riferendo però i fatti in maniera evasiva. Contemporaneamente si accordava con la ditta ritenuta vicina al sodalizio “dei Casalesi”, al fine di far aggiudicare a quest’ultima la gara.  Nel corso delle indagini emergeva inoltre la forte ingerenza dei politici nell’amministrazione degli appalti pubblici, concretizzatasi nel segnalare ai dirigenti ASL, da loro stessi nominati, le ditte a cui far aggiudicare le gare.

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