Roccamonfina – Con la nuova legge elettorale regionale, la Campania ha di fatto vietato ai Sindaci di candidarsi alle elezioni regionali, soprattutto a quelli delle piccole realtà, impedendo a chi rappresenta ogni giorno la propria comunità, sul campo, di poter aspirare legittimamente a un ruolo politico più ampio. Una norma che non tutela la democrazia, ma la limita. Una legge che non rafforza le istituzioni, ma le indebolisce.
I Sindaci — eletti direttamente dal popolo, portatori di consenso reale e quotidiano — sono stati esclusi dal diritto di partecipare alla competizione regionale, come se il loro impegno civico e amministrativo fosse un ostacolo e non un valore aggiunto.
È un segnale preoccupante, che va ben oltre la questione tecnica o giuridica: rappresenta una ferita profonda al principio di rappresentanza e all’essenza stessa dell’autonomia locale. Ciò che colpisce ancora di più è il silenzio assordante con cui questa norma è stata accolta: nessuna reale opposizione, nessuna mobilitazione politica o istituzionale.
Un clima generale di sudditanza e rassegnazione sembra aver contaminato le realtà locali, ormai incapaci di reagire a un sistema che premia i fedeli e punisce i liberi.
Questa legge porterà inevitabilmente a una “deselezione al ribasso” della classe dirigente regionale e nazionale: meno merito, meno esperienza, meno contatto con i cittadini. Chi amministra i Comuni conosce i problemi reali, ascolta, decide, si assume responsabilità. Ma tutto questo, in Campania, oggi sembra essere diventato un disvalore. Non è solo una questione di diritto elettorale: è una questione di democrazia, di libertà e di rispetto dei territori.
Zittire i Sindaci significa zittire i cittadini che li hanno scelti. E questa, più che una legge elettorale, appare come una legge del silenzio.
(nota a cura del sindaco Carlo Montefusco)
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