Dal cuneiforme alle rune nordiche, gli alfabeti antichi hanno influenzato la scrittura moderna. Storia ed evoluzione dei segni che hanno cambiato il mondo.
Gli alfabeti antichi che hanno definito quelli moderni
La scrittura è uno degli strumenti più potenti mai creati dall’umanità. Prima che nascessero gli alfabeti che oggi usiamo per scrivere in italiano o in altre lingue, un lungo percorso di simboli, segni e suoni ha tracciato la via. Gli alfabeti antichi non erano soltanto mezzi per comunicare, ma riflessi culturali, religiosi e politici delle civiltà che li hanno generati. Da essi derivano i sistemi alfabetici moderni, ereditando strutture fonetiche e simboliche che ancora oggi riconosciamo, spesso senza rendercene conto.
Il cuneiforme: la scrittura che tutto iniziò
Il primo grande sistema di scrittura della storia è il cuneiforme, sviluppato in Mesopotamia attorno al 3200 a.C. dai Sumeri. Si trattava di segni impressi su tavolette d’argilla con uno stilo a punta triangolare, da cui deriva il nome “cuneiforme” (dal latino “cuneus”, “cuneo”).
Inizialmente, serviva per scopi amministrativi — registrare scambi, tributi, ecc. — ma col tempo si arricchì di valore letterario e religioso.
L’evoluzione di questo sistema diede vita a vari adattamenti: accadico, ittita, elamita e persiano antico. Sebbene il cuneiforme non fosse un alfabeto nel senso moderno del termine, il suo concetto di rappresentare il linguaggio attraverso segni convenzionali fu la scintilla che accese l’idea stessa di “scrittura”.
I geroglifici egizi e la nascita del simbolismo grafico
Quasi contemporaneamente, in Egitto nacquero i geroglifici, una scrittura sacra (dal greco “hieros glypho”, “segno sacro”) destinata a templi e monumenti. A differenza del cuneiforme, i geroglifici erano fortemente iconografici: combinavano simboli fonetici, logogrammi e ideogrammi.
Questa scrittura influenzò notevolmente la percezione del segno come elemento estetico e spirituale. Molte lettere moderne derivano proprio da stilizzazioni di antichi simboli egizi. Ad esempio, la “A” latina affonda le sue radici nella testa di un toro disegnata nel protosinaitico, un sistema derivato dai geroglifici.
L’alfabeto fenicio: il punto di svolta
Il vero salto di qualità nella storia della scrittura avvenne con i Fenici, mercanti e navigatori che attorno al 1200 a.C. crearono il primo alfabeto fonetico completo. A differenza dei sistemi precedenti, il fenicio non rappresentava oggetti o idee, ma suoni. Questa semplicità lo rese estremamente pratico per la comunicazione e il commercio.
Da qui derivarono due grandi famiglie alfabetiche:
- L’aramaico, che diede origine agli alfabeti ebraico e arabo;
- Il greco, da cui discendono direttamente il latino e quindi la maggior parte degli alfabeti occidentali.
Senza il contributo fenicio, non avremmo oggi la possibilità di scrivere parole come “cultura”, “storia” o “tecnologia”.
L’alfabeto greco e la nascita delle vocali
L’alfabeto greco, sviluppato intorno all’VIII secolo a.C., introdusse una vera rivoluzione: le vocali. I Fenici scrivevano solo le consonanti, ma i Greci decisero di rappresentare anche i suoni vocalici, rendendo la scrittura più precisa e accessibile.
Da questo alfabeto derivano le lettere che oggi compongono la base di quasi tutti i sistemi alfabetici europei. Non solo: la scrittura greca influenzò anche la forma estetica dei caratteri, preludio alla tipografia moderna.
L’alfabeto latino: la scrittura dell’Occidente
Dal greco nacque l’alfabeto etrusco, poi adottato e trasformato dai Romani. L’alfabeto latino, che usiamo ancora oggi, è un discendente diretto di questa lunga catena di adattamenti.
Ogni lettera che digitiamo su una tastiera è, in un certo senso, un frammento di storia. Le forme delle lettere romane furono codificate nelle iscrizioni monumentali, e durante il Medioevo vennero ulteriormente modificate dagli scribi monastici fino all’invenzione della stampa.
Le rune: un alfabeto magico e misterioso
Tra i sistemi alfabetici più affascinanti della storia troviamo le rune, utilizzate dai popoli germanici e scandinavi a partire dal II secolo d.C. L’origine del termine “runa” deriva dal protogermanico “rūnō”, che significa “segreto” o “mistero”.
Le rune non erano soltanto segni linguistici, ma anche simboli di potere e strumenti di divinazione. Venivano incise su pietre, armi o amuleti per protezione, fortuna o comunicazione con le divinità.
Proprio per il loro legame con la magia e il destino, il termine “runa” è spesso associato a contesti misterici o simbolici anche oggi. È interessante notare come la parola “runa” sia talvolta usata in ambiti moderni in modo creativo o evocativo — ad esempio in termini di marketing o nomi di brand come runa casino, che unisce l’antico concetto di fortuna e segreto runico all’idea contemporanea di gioco al casinò online e casualità. In questo senso, la “runa” conserva il suo significato originario di potere arcano e destino, adattandosi al linguaggio del presente.
Dalle rune al gotico: il passaggio all’era cristiana
Con la diffusione del cristianesimo nel Nord Europa, le rune furono progressivamente sostituite dall’alfabeto latino. Tuttavia, alcune iscrizioni runiche continuarono ad apparire fino al Medioevo, spesso con significati magici o commemorativi.
L’uso delle rune influenzò anche l’estetica del carattere gotico medievale: linee spezzate, verticalità e senso di rigore sono tratti che richiamano la loro geometria originaria.
L’eredità degli alfabeti antichi
Oggi scriviamo con strumenti digitali, ma la struttura del nostro linguaggio scritto è ancora intrisa delle scelte compiute migliaia di anni fa. Ogni volta che componiamo una parola, tracciamo inconsciamente una linea che parte dalle tavolette sumeriche, passa per i templi egizi e le navi fenicie, fino ai manoscritti medievali.
Gli alfabeti antichi hanno definito non solo la forma delle lettere, ma anche il modo in cui pensiamo la scrittura come espressione di identità e cultura. L’evoluzione dell’alfabeto è, in definitiva, la storia stessa dell’umanità che cerca di dare voce al proprio pensiero.
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