Prata Sannita – Lo Sport, quello con la S maiuscola, è fatto di sudore, tecnica, talento, umiltà, ma soprattutto “coraggio”. Ed il coraggio non sempre è l’ostentazione di muscoli o l’affermazione ad oltranza di una propria tesi come se non vi fosse altra alternativa possibile. A volte il coraggio è la capacità di saper ammettere, anche pubblicamente, i propri errori semplicemente chiedendo scusa ai diretti interessati, ai tifosi, alle istituzioni sportive ed ai tanti lettori. Cosa che non sembra sia stato finora fatto dalla lettura degli atti (pubblici ed ufficiali) con cui è stata di recente sanzionata, seppur in misura ridotta, la vicenda di violenza sportiva accaduta in occasione della partita, dello scorso campionato, fra Real Prata e Castelpetroso e di cui tanto si è parlato. Riduzione di pena stabilita solo per essere venuto fuori, dopo tanto tempo dai fatti, il responsabile (o capro espiatorio) della triste e poco edificante vicenda degli scontri durante la partita. Il problema questa volta riguarda però non tanto l’autore della “vile” aggressione nei confronti del Direttore di gara. Vile sia perché fatta nei confronti di una persona di spalle, sia perché volta a colpire l’istituzione in campo sportiva che, piaccia o non piaccia, è l’arbitro.
Approfondendo l’argomento (e siamo tenuti a farlo giornalisticamente parlando in quanto contattati da ambienti vicini alla squadra per dare “risalto” alla riduzione di pena decisa per squadra e capitano) ci ha colpiti un passaggio del verbale dove si legge “Quanto alla società deferita, (Real Prata) tenuto conto della condotta posta in essere dallo stesso Presidente sig. Domenico Lauro, sia nel corso della gara in questione, laddove, come dichiarato in sede di audizione dinanzi al rappresentante della Procura Federale, durante la gara in questione toglieva il cartellino dalla mano del direttore di gara, strappandolo e buttandolo a terra, e sia nel corso della predetta audizione ove, al fine di giustificare l’aggressione al direttore di gara, riteneva di accusare quest’ultimo di aggressione a calciatore della propria società, con violenta presa al collo, con ciò determinando una ulteriore indagine da parte della Procura Federale al fine di accertare meglio le accuse formalizzate”.
Accuse gravi con le quali si vorrebbe far scrivere una storia del tutto opposta a quella finora accertata, facendo ricadere le responsabilità proprio sull’arbitro che da aggredito diventerebbe a sua volta “aggressore originario’ e che probabilmente, come peraltro confermato anche dal legale della squadra pratese in una nota a noi in passato indirizzata contestualmente ai fatti, ha già prodotto una ulteriore indagine innanzi alla Procura Federale finalizzata a stabilire la fondatezza o l’ infondatezza e di riflesso la natura calunniosa delle accuse emerse nel corso della audizione (a leggere il documento citato ed a quanto dichiarato dal legale della stessa squadra). E’ appena il caso di dire: ai posteri, anzi ai Giudici sportivi, l’ardua sentenza. Noi dal canto nostro attenderemo gli esiti dell’indagine della Procura Federale sulle accuse lanciate dall’interessato nel corso della sua audizione per raccontarvi se vi è stata finora una denegata giustizia (e quindi ha ragione la squadra pratese) oppure si sia trattato di un ulteriore atto di “non coraggio” rispetto alla invece doverosa ammissione di quella che era ed è la realtà dei fatti già accertata. Allo stesso modo aspetteremo anche una più seria presa di posizione da parte del Sindaco del paese – Angelo Capone – che in questa prima fase, almeno a leggere i suoi commenti più che al nostro articolo alla sentenza di accertamento dei gravi fatti di violenza sportiva, sembra aver molto sottovalutato sia il fenomeno emulativo che lo sport in questi casi produce (ed il rischio connesso per cui violenza chiama violenza), sia la gravità dei fatti stessi soprattutto perché commessi da chi dovrebbe rappresentare la squadra e fungere da esempio per tutti.
