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Roccamonfina – Deve sistemare il tetto di casa, la Soprintendenza prima nega poi dorme: la decisione dei giudici

Roccamonfina – Tiziana Abbamondi, rappresentata e difesa dagli avvocati Gabriele Gallo, Chiara Ponticelli e Marta Maurino, è stata costretta a ricorrere al Tar Campania per ottenere giustizia contro l’operato illegittimo della Soprintendenza. La donna, proprietaria di un fabbricato sito a Roccamonfina, presentava nel 2024 una SCIA per interventi di manutenzione straordinaria (si trattava di un intervento progettuale che prevedeva la sostituzione dell’attuale manto in cotto, mediante messa in opera di un nuovo manto discontinuo, previo smontaggio delle tegole e delle grondaie esistenti e sostituzione dell’orditura lignea). La SCIA era presentata per far fronte ad una situazione di degrado dovuta “all’assenza di qualsiasi intervento di manutenzione ordinaria e/o straordinaria che, nel tempo, ha portato ad un progressivo deterioramento dei materiali costituitivi e della capacità di assolvere alla funzione primaria di offrire riparo dagli agenti atmosferici, di convogliare ed allontanare le acque piovane dall’edificio in modo sicuro ed efficiente”. In relazione a tale SCIA esprimeva parere positivo la Commissione locale per il paesaggio e la Commissione Sismica. Ciò nonostante, il Ministero della cultura, Soprintendenza Archeologica delle belle arti e paesaggio per le province di Benevento e Caserta, dichiarava improcedibile la richiesta di autorizzazione paesaggistica ex art. 146, d.lgs. 146/2004. Avverso tale provvedimento gli avvocati Gallo, Ponticelli e Maurino proponevano ricorso, richiedendo anche l’adozione di misure cautelari. Il Tar Campania accoglieva la domanda cautelare, così disponendo: “Rilevato che, ad un primo sommario esame, il ricorso non sia privo di elementi di fondatezza avuto particolare riguardo al difetto di istruttoria e di motivazione del provvedimento della Soprintendenza che, per un verso, non ha tenuto conto del proprio precedente parere favorevole all’effettuazione di interventi edilizi sull’immobile di cui è causa (rilasciato nel 2019 e oggi ritenuto, dall’amministrazione statale, abusivo) e, per altro verso, non considerato la possibile risalenza del manufatto a un’epoca in cui non era necessario munirsi dei titoli (circostanza questa, emergente dal provvedimento comunale del 2017)”, “accoglie la domanda cautelare ai fini del riesame”.
Tuttavia, nonostante il chiarissimo provvedimento del Tar Campania, la Soprintendenza, anziché ottemperare all’ordinanza, emanava un provvedimento elusivo del giudicato, invitando parte ricorrente ad avviare un nuovo procedimento, quello di accertamento di conformità paesaggistica ex art. 167, d.lgs. 42/2004, relativo all’intero immobile. L’emanazione del provvedimento elusivo del giudicato costringeva nuovamente i legali della sig.ra Abbamondi a rivolgersi al Tar Campania per ottenere l’esecuzione dell’ordinanza cautelare, di fatto ineseguita dalla Soprintendenza. Il Tar Campania, accertata la violazione del giudicato cautelare: ha accolto la domanda di esecuzione dell’ordinanza cautelare, nominando, quale Commissario ad acta il Direttore della Direzione archeologica delle belle arti e del paesaggio del Ministero della Cultura, che dovrà provvedere nel termine di 60 giorni ad eseguire il provvedimento cautelare; ed ha condannato il Ministero della cultura, Soprintendenza Archeologica delle belle arti e paesaggio per le province di Benevento e Caserta al pagamento delle spese legali in favore degli avvocati costituiti.
La sig.ra Abbamondi ed i suoi legali sono adesso in attesa di un provvedimento della Soprintendenza conforme al disposto del Giudice: se, nonostante l’ulteriore ordinanza del Tar, anche il Commissario ad acta dovesse rimanere inerte o continuare ad adottare atti elusivi del giudicato, i legali sono già pronti a continuare la battaglia per tutelare le ragioni della propria assistita, per la legalità e per il legittimo sviluppo del territorio.

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