DRAGONI – La recente sentenza del riesame con il dissequestro del cantiere del Biometano ha generato umori e aspettative diverse. Da un lato c’è l’azienda ed i favorevoli all’impianto che leggono in quella decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere un via libera per i lavori e quindi estremamente fiduciosa per il futuro. C’è chi ipotizza anche azioni di risarcimento contro il Comune di Dragoni. Dall’altro canto c’è chi trova forza dal fatto che il procedimento è attualmente in fase di indagine e non si è ancora concluso. I magistrati lavorano sulla legittimità delle richieste di finanziamento pubblico a cui potrebbe accedere la Cannavina biometano e che secondo le prime ipotesi, potrebbe tradursi in un ingiusto profitto di denaro pubblico, fondi PNRR, come si legge dal decreto di convalida. In casi di esito positivo delle indagini ci sarebbero forti ripercussioni a carico del progetto stesso.
Restano poi da risolvere alcuni interrogativi quali la presenza dell’area di rispetto stradale di 40 metri, conseguenza del notorio raddoppio della Telesina e la sostenibilità dell’impianto se inquadrato nella vasta progettualità che si sta sviluppando sul territorio (3 biodigestori a Baia e Latina, uno a Pietravairano e due a Pignataro Maggiore). La Cannavina Biometano per il funzionamento continuativo dell’impianto necessiterà ogni giorno di 280 tonnellate di biomasse per circa 100.000 tonnellate all’anno tra rifiuti zootecnici e vegetali.
Intanto c’è attesa per il ricorso ancora pendente al Tar, ricorso presentato dalla Cannavina, contro le inibitorie all’inizio dei lavori imposte dal Sindaco di Dragoni; poi bisogna attendere le motivazioni con cui i giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere motiveranno la loro decisione e, quindi, come esse saranno in grado di influenzare la decisione del Tar.
