CELLOLE – Omicidio Magrino: don Langella si rifiuta di fare il funerale, serve l’intervento dell’avvocato  

CELLOLE – C’è stata forte opposizione da parte di don Lorenzo Langella, parroco di Cellole, per lo svolgimento dei funerali di Luigi Magrino, assassinato alcuni giorni prima sull’area di servizio dell’Agip nel comune di Mondragone. Davanti alla richiesta dei familiari di Magrino di celebrare messa funebre per Luigi, don Langella si sarebbe opposto duramente spiegando che la chiesa non ospita i criminali. E’ stato necessario l’intervento dell’avvocato di fiducia della famiglia Magrino per permettere alla salma di Magrino di entrare in chiesa. L’avvocato avrebbe dimostrato, atti alla mano, che Luigi Magrino non era affatto un criminale di spessore tanto che aveva qualche precedente per truffa. Nulla più. Don Langella, invece, probabilmente, credeva di essere davanti ad un criminale tipo Totò Reina, o Provenzano, Sandokan o qualche altro crudele boss della malavita organizzata. Magrino, era, in confronto, una ladro di mele.  Davanti all’evidenza don Langella ha dovuto rivedere la sua posizione permettendo l’ingresso in chiesa della bara di Luigi. Ma don Langella ha mantenuto il punto, lui non ha celebrato quella messa, lo ha fatto fare ad altro prete.
La storia sembra essere sempre la stessa, gli atteggiamenti sembrano essere sempre gli stessi, purtroppo: forti con i deboli e deboli con i forti.
Soprattutto, la Chiesa dovrebbe pregare per tutti i peccatori, per la loro conversione e invocarne la misericordia divina.
Chiedersi se la Chiesa può negare un funerale e quando può farlo obbliga a dare un’occhiata al Diritto canonico, ma anche all’essenza stessa della Chiesa cattolica. E pone anche qualche problema, per così dire, etico che viene spesso valutato di volta in volta a seconda del soggetto, delle circostanze e dal sacerdote. La morte di Totò Riina, come prima quella di Bernardo Provenzano e di altri criminali che non si sono mai pentiti delle atrocità che hanno commesso, ha portato di nuovo alla luce la posizione della Chiesa sull’opportunità o meno di fare un funerale (pubblico o privato che sia) ad un delinquente di tale portata. In base al Diritto canonico [1]la Chiesa cattolica può negare un funerale se prima della morte il soggetto non ha dato alcun segno di pentimento dei suoi errori o è un peccatore manifesto.
Lo stesso articolo, però, invita a sentire il parere dell’ordinario del luogo (il parroco, il vescovo) e di sottomettersi al suo giudizio personale. Significa che ci potrebbe essere un sacerdote che, per suoi motivi di pensiero ed in coscienza, potrebbe decidere di negare o di accettare di celebrare il funerale di una certa persona o di benedire la sua salma.
Naturalmente, tutto è soggettivo. In teoria, l’articolo del Diritto canonico riguarda tutti i «peccatori manifesti», cioè anche i divorziati («non osi separare l’uomo ciò che Dio unisce», si sentono dire gli sposi), i ladri, chi crea pubblico scandalo. Ma mettere tutti sullo stesso piano sarebbe ridicolo: non si può paragonare un criminale come Riina ad un divorziato onesto o a un ladro di polli. Per questo, alcuni rappresentanti della Chiesa, fortunatamente verrebbe da dire, valutano di volta in volta il soggetto che hanno davanti. Altrimenti (forse) di funerali non se ne farebbero più.

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