CELLOLE / PERUGIA – Cadono, dopo circa due anni, tutte le misure applicate a carico di Pierluigi Casale. Il giudice del Tribunale penale di Perugia ha revocato la misura del divieto di avvicinamento cui era sottoposto il comandante della Polizia locale di Cellole, Pierluigi Casale, nei confronti della vigilessa Dalma Migliorati con la quale aveva avuto una relazione. La revoca del divieto di avvicinamento segue quella della revoca del braccialetto elettronico, entrambe per decorrenza dei termini di legge essendo state disposte, rispettivamente, due anni e un anno e mezzo fa. Casale è accusato di avere dato alle fiamme l’auto della sua ex (l’incendio aveva distrutto anche le due auto parcheggiate vicino) – incendio avvenuto il 12 marzo del 2023 – dopo che la donna, agente di polizia locale, lo aveva lasciato e si era trasferita a lavorare e vivere in Umbria. L’uomo è accusato di atti persecutori, danneggiamento e accesso abusivo a sistemi informatici. La vittima, Dalma Migliorati, ha scritto al giudice:
“Scrivo queste poche righe come persona offesa nel procedimento, in merito all’istanza presentata dal dottor Casale Pier Luigi per ottenere la revoca della misura cautelare del divieto di avvicinamento nei miei confronti – scrive la Dalma Migliorati – Sento il bisogno di esprimere come mi sento, perché da fuori forse non è evidente: nonostante il tempo trascorso, non vivo affatto serena. Proprio pochi giorni fa ho ricevuto delle notifiche relative a tentativi di accesso sospetti al mio account Microsoft (per i quali fornirà testimonianza in altra sede, ndr). Non ho elementi oggettivi per attribuire la responsabilità a qualcuno, ma considero la coincidenza con la presentazione di questa istanza quantomeno sospetta. Dopo tutto ciò che ho vissuto, ogni minimo segnale anomalo riaccende in me la paura. Io stessa, in passato, ho accettato la revoca del braccialetto elettronico in uno spirito di fiducia e apertura”. Nel prosieguo della lettera la parte civile parla del processo che “va avanti lentamente, e nel frattempo l’imputato continua ad agire per vie legali, coinvolgendomi in nuove querele e arrivando persino a denunciare una mia collega. È una forma di persecuzione giudiziaria che vivo come una prosecuzione indiretta della violenza psicologica subita, e che mi rende difficile vivere con serenità sia il lavoro sia la quotidianità – si legge nella missiva al giudice – Aggiungo inoltre una cosa che mi pesa profondamente. La collega coinvolta, al tempo dei fatti, mi aveva confidato di avere timore di lavorare con me per paura di ritorsioni da parte sua. Dopo la querela che lui ha presentato anche contro di lei, io non ho avuto il coraggio di dirglielo apertamente. Temo di metterla ulteriormente in difficoltà, e spero con tutto il cuore che ne venga a conoscenza il più tardi possibile, così da poter conservare almeno un rapporto professionale tranquillo e collaborativo. E questo, lui lo sa benissimo. Non è un caso che abbia querelato proprio lei. Anche questo fa parte del peso che porto ogni giorno. Per lui, il divieto di avvicinamento è solo una limitazione formale. Per me, invece, è una protezione reale, un confine psicologico fondamentale, l’unico argine che mi consente di restare in piedi mentre cerco, a fatica, di ricostruire la mia vita. Mi auguro con tutto il cuore che questo procedimento possa concludersi il prima possibile. Nel frattempo, mi affido alla Sua valutazione, con la speranza che possa comprendere quanto, anche solo sul piano umano, sarebbe doloroso sentirmi ancora più esposta e sola”.
Un appello, quello di Migliorati, che il giudice non ha preso in considerazione anche perché la normativa in materia parla in modo chiaro.
LA PRECISAZIONE DEI DIFENSORI DI CASALE:
I sottoscritti difensori del Dott. Casale Pier Luigi, in considerazione della notizia apparsa sul Vs. sito in data 07.04.25 e ad integrazione della stessa evidenziano il provvedimento emesso in data 09.04. u.s. con il quale il Giudice Monocratico presso il Tribunale di Perugia – Dr.ssa Elena Mastrangeli – a seguito dell’istanza di revoca presentata dalla Difesa ha ritenuto di disporre la revoca della misura del divieto di avvicinamento ravvisando una rivalutazione delle esigenze cautelari. In altri termini, pur ritenendo la misura cautelare efficace, il Giudice ha motivato la revoca della stessa attraverso le seguenti ragioni:” Nel caso di specie, il tempo trascorso dall’esecuzione della misura cautelare, lo stato avanzato dell’istruttoria dibattimentale, la circostanza che non risultano all’ufficio segnalazioni di avvenuta violazione delle prescrizioni imposte dall’imputato anche a seguito della rimozione, con ordinanza del 04 Ottobre 2024, del dispositivo elettronico di controllo, unitamente all’imminente scadenza del termine di fase, impongono una rivalutazione delle esigenze cautelari sottese all’applicazione e al mantenimento dell’efficacia della cautela”.