Riardo / Teano / Pietramelara – Omicidio Compagnone: acquisite le testimonianze dei familiari, dell’ex fidanzata e dell’amica della madre

Riardo / Teano / Pietramelara – Si è svolta questa mattina una nuova udienza del processo a carico di Vicol Ciprian, accusato della morte di Francesca Compagnone, uccisa con un colpo di fucile al volto. Sono state acquisite le testimonianze – rese in fase di indagine – dei familiari della vittima e dell’ex fidanzata dell’imputato. Acquisita anche la testimonianza di Irina, la prima ad entrare nella casa dove si consumò l’efferato delitto. La donna, un amica della madre dell’assassino fu chiamata dalla madre di Vicol e insieme si recarono nella casa di Francesca. Si tornerà in aula il prossimo mese di aprile 2025 per ascoltare altri testimoni.

La vicenda:
Secondo le indagini condotte dai militari dell’arma  della Compagnia di Capua, allora agli ordini del colonnello Minutoli, negli ultimi tempi, nelle settimane precedenti alla tragica morte della giovane di Riardo, i rapporti fra Vicol Ciprian (difeso dagli avvocati Gaetano La Milza e Carla Di Stasio)  e Francesca Compagnone (la famiglia Compagnone è difesa dagli avvocati Vincenzo Cortellessa e Leopoldo Zanni) erano molto tesi. Le prove sarebbero emerse dalla lettura dei telefoni sequestrati dai carabinieri, subito dopo il delitto. Vicol aveva difficoltà a gestire la relazione sentimentale clandestina con Francesca. Relazione che lo poneva in ansia con la sua fidanzata ufficiale. I due ragazzi avevano discusso conversando via chat, conversazioni dalle quali risulterebbe palese l’esistenza di una ‘tensione’ in atto tra Vicol e Francesca. La Procura della Repubblica accusa il giovane riardese di omicidio volontario aggravato da futili motivi e legami sentimentali.
Lui, l’indagato, continua a parlare di un tragico gioco finito male. La tragedia si consumò la notte dello scorso 26 ottobre 2022, intorno alle 22e30 quando i due, Francesca Compagnone e Vicol Ciprian, si trovavano in camera da letto di lei, nella villetta di proprietà della famiglia  Compagnone, nella periferia di Riardo. Il 23enne imbracciò un fucile (del padre della vittima) e iniziò a maneggiarlo ritenendolo scarico. Toccò il grilletto e la leva di caricamento almeno tre volte. Improvvisamente l’arma sparò colpendo in pieno viso la sfortunata vittima che si trovava a meno di 50 centimetri dal fucile, un calibro 12 utilizzato dal padre di lei per la caccia. La tragedia colpì tre comunità: Riardo dove Francesca viveva e dove insiste l’attività commerciale di famiglia; Pietramelara paese della madre di Francesca e Teano paese del padre di Francesca.

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