Caserta – Le accuse dei pubblici ministeri della Procura Belga sono pesante e circostanziate e mettono in luce una sistema di corruzione diffuso, purtroppo, al Parlamento Europeo. Secondo l’impianto accusatorio, i soldi partivano dai conti europei di Huawei attraverso un lobbista del Portogallo che si occupavo di “distribuirli” ai politici interessati. Fra loro ci sarebbe il nome di Fulvio Martusciello, europarlamentare e capo delegazione di Forza Italia a Strasburgo, fedelissimo di Antonio Tajani. In cambio del sostegno alla causa di Huawei, Martusciello avrebbe ricevuto almeno 6.700 euro sul suo conto belga. Accuse contenute all’interno di documenti inviati dalla Procura Belga alle autorità italiane per l’arresto di Lucia Simeone, assistente di Martusciello. Simeone – si legge – è «fortemente sospettata di aver partecipato, come autore o coautore, a fatti di corruzione» di cui avrebbe beneficiato Huawei per lo sviluppo della tecnologia 5G in Europa. Dalle carte lette da Domani non è chiaro quanti soldi avrebbe incassato Simeone, mentre è abbastanza dettagliata la ricostruzione del giro del denaro con cui la compagnia telefonica cinese avrebbe tentato di corrompere europarlamentari europei.
I versamenti di denaro più interessanti sono quelli del 2021, anno in cui Martusciello e gli altri eurodeputati inviano la lettera ai vertici della Commissione Ue. In quel periodo Forum Europe e Mo Ka versano 45.950 euro sui conti del lobbista portoghese Nuno Wahnon Martins. Il quale avrebbe usato la cifra per pagare i parlamentari. Gli inquirenti riportano diversi pagamenti fatti dal lobbista portoghese. Tra questi, tra febbraio e giugno 2021, bonifici per un totale di 6.700 euro a beneficio diretto Martusciello, oltre che trasferimenti verso Simeone che avrebbe ricevuto questi fondi «personalmente o con l’intenzione di distribuirli a terzi», scrive la procura belga. Oltre alla lettera inviata ai commissari europei, Martusciello avrebbe anche redatto «emendamenti legislativi favorevoli a Huawei». A riprova di questo gli inquirenti citano delle intercettazioni in cui Ottati edice a un collega che loro «pagano per gli emendamenti». Insomma, una vergogna assoluta.
