RIARDO – Scempio nell’oasi Ferrarelle e violazione delle norme ambientali. Sperpero di denaro pubblico e illecito arricchimento. Potrebbero essere queste le ragioni per cui la Procura della Repubblica di Salerno ha aperto un fascicolo di indagini sull’Oasi Ferrarelle di Riardo. Il sostituto procuratore dottor Roberto Penna ha delegato le indagini al Corpo Forestale dello Stato per verificare l’esistenza, o meno, di reato nell’azione del colosso dell’acqua minerale. Le indagini, che sono state affidate al Comando di Stato del Corpo Forestale dello Stato di Foce Sele, diretto dal comandante Marta Santoro, sono state avviate dopo gli articoli pubblicati tra il maggio e giugno scorso sulla Gazzetta di Caserta e che facevano riferimenti, con tanto di immagini scattate sul luogo, dei lavori che erano stati avviati nell’Oasi della Ferrarelle a Riardo. Il colosso delle acque minerali estratte a Riardo dove l’azienda proprio nei mesi scorsi ha realizzato altri diversi pozzi raggiungendo profondità notevoli nel cuore della terra, aveva presentato una denucnia contro il giornalista e contro la testata perchè si riteneva danneggiata da quanto scritto. Articoli dettati unicamente dal diritto di cronaca sancito dalla Costituzione italana. La denuncia di Ferrarrele contro il giornalista sembra aver prodotto l’effetto contrario, tanto che ora la Procura di Salerno indaga sui comportamenti e sulle azioni messe in campo dalla stessa Ferrarrelle nella gestione dell’Oasi sulla quale la Provincia, alcuni anni fa, attuò anche il divieto di caccia.
RIARDO – Scempio all’Oasi Ferrarelle, scatta anche l’indagine della Procura di Salerno
IL SEQUESTRO – Lo scorso maggio le rusep entrano in azione nell’oasi Ferrarelle. Tutto in violazione delle norme che proteggono i boschi. Arrivano i carabinieri sequestrano il cantiere e denunciano cinque persone, coinvolte, a vario titolo, nella vicenda. I carabinieri della stazione di Pietramelara – competenti per territorio – hanno denunciato Carlo Pontecorvo in qualità di titolare del fondo; Michele Pontecorvo, in qualità di conduttore del sito; l’architetto Gabriella Frulio, direttrice dei lavori; l’ingegnere Sabina Piras, responsabile delal sicurezza; Marco Cascella, titolare della Lande sr, la ditta esecutrice dei lavori. Secondo gli inquirenti, le cinque persone coinvolte nei fatti, si sarebbero rese responsabili – a vario titolo – di violazioni delle norme che regolano la sicurezza sui cantieri e suoi luoghi di lavoro. Inoltre i carabinieri guidati dal maresciallo Pasquale Mariano, hanno contestato l’accusa di violazione dell’articolo 142 del codice penale per violazione di norme ambientali avendo eseguiti lavori in un bosco senza l’autorizzazione della Soprintendenza.Inoltre, le forze dell’ordine accusano i cinque denunciati di aver violato l’articolo 734 del codice penale, ossia per distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Tutto prende avvio quando per realizzare un condotto fognario le ruspe entrano in una vasta area boscata, realizzata dalla comunità Montana del Montemaggiore fra il 2006 e il 2007.
Il successivo sopralluogo dei carabinieri ha accertato, sul cantiere, l’assoluta assenza delle norme di sicurezza e la violazione delle norme sui vincoli boschivi. Per queste ragioni sono scattati i sigilli al sito con il successivo blocco dei lavori. Secondo alcune indiscrezioni la Ferrarelle, per “non perdere tempo” con le autorizzazioni, avrebbe presentato, in comune, una semplice Dia dove venne indicato un tracciato diverso da quello effettivamente realizzato. Il tracciato indicato nella Dia non prevedeva l’invasione del bosco che invece è stato poi squarciato dalle ruspe. Se si considera che l’attività finita sotto sequestro si innesta in un progetto comune Fai – Ferrarelle allora diventa sconfortante constatare che anche un importante ente come Fai e una grande azienda come Ferrarelle preferiscono i “trucchetti” per aggirare qualche regola.