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SAN CIPRIANO D’AVERSA – Ufficio anagrafe del Comune forniva identità false al boss latitante: 14 arresti. C’è persino un prete che lo incoraggiava: «Prego sempre per te»

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Dall’Ufficio anagrafe di San Cipriano uscivano nuove di pacca le carte di identità per il boss dei casalesi Nicola Panaro, organico alla fazione Schiavone del clan. Un’assicurazione sulla vita per il latitante e i suoi familiari che così, per ben sette anni, erano riusciti a sfuggire alle forze di polizia di mezza Europa senza rinunciare a nulla, vacanze a Montecarlo comprese. E ancora una residenza estiva, di fatto sequestrata, sul litorale calabrese: una villa con piscina dove il boss riceveva gli affiliati nei mesi caldi e dava loro ordini su come condurre gli affari illeciti in sua assenza.

ELENCO NOMINATIVI DESTINATARI DELL’OCCC ESEGUITI IN DATA ODIERNA DAL COMANDO COMPAGNIA DI CASAL DI PRINCIPE

–           PANARO NICOLA, cl. 1968, già recluso;

–         DIANA MARIA CONSIGLIA, cl. 1977, di San Cipriano D’Aversa;

–         DIANA ANTONIO, cl.1952, di Lusciano;

–         DIANA MAURO, cl. 1968, di San Cipriano di Aversa;

–         DIANA DIONIGI, cl. 1986 di San Cipriano D’Aversa;

–         DIANA CIPRIANO, cl. 1976, di Parete;

–         DIANA MAFALDA, cl. 1974, di San Cipriano D’Aversa;

–        DI CATERINO LUIGI, cl. 1969 di San Cipriano d’Aversa;;

–        DI BERNARDO PASQUALE, cl. 1982, di Villa Literno;

–       PANARO PAOLO, cl. 1981 di Casal di Principe;

–       ROMANO GIOVANNA GIUSEPPA, cl. 1959, di Villa Literno;

–       SERAO FRANCO, cl. 1964, di San Cipriano D’Aversa;

–       SERAO RAFFAELE, cl. 1958 di Castel Volturno;

–        VERRONE GIUSEPPE, cl. 1977, di San Cipriano D’Aversa;.

ANCHE UN PRETE TRA GLI ARRESTATI – Lo hanno svelato le indagini coordinate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Napoli che hanno dato il là a 14 arresti eseguiti oggi, martedì, dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Casal di Principe e tra cui figura persino un prete. I militari hanno eseguito una serie di ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti indagati, 14, di cui uno già in arresto, indiziati a vario titolo di aver favorito la latitanza del boss con l’intestazione fittizia di beni, l’alterazione di documenti d’identità e la ricettazione.

I PRIMI NOMI  – Oltre all’impiegato Raffaele Serao dell’anagrafe, sono implicati nella vicenda dei 14 arresti, una maestra Mafalda Diana, indagata per farvoreggiamento, e il sacerdote con Parrocchia a Villa Literno, Carmine Schiavone, il quale avrebbe scritto lettere a Nicola Panaro, in queste lettere, oltre alle preghiere, don Carmine Schiavone avrebbe offerto a Nicola Panaro anche una non meglio precisata disponibilità per tutto quello che gli serviva.

BENI SOTTO SEQUESTRO – Per questo anche le fiamme gialle di Aversa sono al lavoro, insieme ai carabinieri, per dare esecuzione al sequestro di beni immobili, quote societarie, terreni, autovetture e motoveicoli riconducibili agli indagati. Dopo l’arresto di Panaro, nell’aprile del 2010, erano cominciate le indagini per svelare le complicità di uomini e in particolare un impiegato comunale dell’Anagrafe di San Cipriano d’Aversa, che avevano aiutato il boss a sparire dai radar degli investigatori.

IL TRUCCO DELLA CARTA D’IDENTITA’ – Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, dichiarazioni di pentiti, servizi di osservazione e pedinamenti, gli inquirenti sono riusciti a identificare persone ritenute insospettabili, senza nessun precedente e completamente estranee a contesti criminali. Il dipendente comunale arrestato oggi, ad esempio, era arrivato ad apporre le foto del boss e di sua moglie ai dati anagrafici del fratello e della cognata pur di garantire a Panaro la libera circolazione in Italia e all’estero.

LE MICROSPIE – Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere vi è anche il figlio della proprietaria dell’abitazione di Lusciano in cui il latitante venne scovato. L’uomo era uno degli uomini di fiducia del boss. Si occupava infatti di procurargli le apparecchiature tecniche necessarie a scovare e neutralizzare eventuali microspie piazzate dalle forze dell’ordine che tentavano di catturarlo.

 

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