Pignataro Maggiore (di Libera Penna) – Con la determinazione della Giunta comunale n. 94 del 28 luglio 2016, dove Venne espressamente manifestata la volontà di revocare la precedente delibera del Consiglio comunale n. 8 del 22 aprile 2013, relativa alla richiesta di mantenimento del giudice di pace di Pignataro Maggiore, furono consegnate le chiavi degli uffici nelle mani del Ministero di Giustizia, che con Decreto del 16 agosto 2016 chiuse il Giudice di Pace, archiviando gli oltre due secoli di storia che avevano legato l’ufficio giudiziario al comune Pignataro Maggiore. Sulla vicenda che vide il parere contrario degli addetti ai lavori e della maggioranza dei cittadini, abbiamo chiesto il punto di vista dell’avvocato Piergiorgio Mazzuoccolo, che da capogruppo di minoranza si oppose alle decisioni assunte dal sindaco Magliocca e dal gruppo di maggioranza “Ricoloriamo Pignataro”.
Sono passati pochi anni dalla decisione della prima giunta dei “ricoloratori” di chiudere gli uffici del Giudice di Pace e quella vicenda sembra aver raggiunto la pace eterna ed è stata rilegata nell’inconscio collettivo. Può ricostruire i fatti con il punto di vista di chi si oppose a quella decisione?
“Sono passati circa otto anni dalla chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace. In un primo momento la necessità di chiudere l’Ufficio fu argomentata per motivi di spesa eccessiva per opere necessarie alla sua manutenzione che vennero indicate in maniera approssimativa in circa centomila euro, se ricordo bene. Ma di tale previsione di spesa non ci fu mai fornita documentazione da parte del responsabile dell’ufficio tecnico. Di fronte a tale presunta spesa ricordo che come minoranza chiedemmo la convocazione di un consiglio comunale aperto anche ai sindaci dei Comuni facenti parte del distretto, in modo che gli oneri di quella spesa venissero condivisi con gli altri sindaci. Tale richiesta cadde nel vuoto, ed ancora oggi credo che la decisione fu presa dal Sindaco di Pignataro autonomamente, facendosi scudo sulle presunte spese eccessive e raccontandoci che gli altri Sindaci non intendevano assumersi oneri di spese: su tale circostanza appunto ci fu negato anche il confronto in un eventuale consiglio comunale aperto”.
Dalle sue parole si evince che i cittadini di Pignataro e dell’Agro caleno hanno perso un servizio in cambio di un rudere al centro del paese. Perché a suo avviso quella scelta?
“Ovvio che i cittadini di Pignataro ma anche dei Comuni limitrofi hanno perso un servizio essenziale. Oggi per le cause di competenza dell’Ufficio i cittadini sono costretti a rivolgersi all’Ufficio del Giudice di Pace di S. Maria C.V. che purtroppo soffre di un carico di lavoro eccessivo e che rallenta di molto i tempi di una causa anche molto semplice. Da anni denunciamo lo stato di abbandono dell’immobile ridotto non solo ad un rudere ma anche quasi ad una discarica. Se otto anni fa ci hanno raccontato che occorrevano 100.000 euro per le opere di manutenzione, penso che oggi ce ne vorranno molti di più, perché lo stato di abbandono in cui versa, causa umidità e infiltrazioni di acqua dal tetto: è evidente che si è deciso non solo di chiudere l’attività dell’Ufficio ma di distruggere anche l’immobile, che è di proprietà comunale. Lo stesso infatti fu costruito dal Comune come sede della Pretura Circondariale dell’epoca, utilizzando un terreno che fu donato al Comune proprio per la realizzazione dell’Ufficio di Pretura. Il motivo di una scelta così scellerata non si è mai compreso, non vorrei che sia stato un semplice ed infantile atto di dispetto”.
A suo parere quale azioni si posso mettere in campo per recuperare la struttura ed eventualmente provare a riportare gli uffici del giudice di pace a Pignataro e nell’Agro caleno?
“Occorre ovviamente intanto trovare le risorse per ripristinare e sanare l’immobile, prima che possa crollare: ovvio che questo fa parte delle scelte politiche che un’amministrazione intende portare avanti e su cui investire, e non mi pare che l’amministrazione uscente si sia impegnata molto ad individuare risorse e/o finanziamenti (anche PNRR) per ovviare ad un problema strutturale che, posso affermare, essa stessa ha contribuito a creare. Sono sempre convinto che l’Ufficio debba essere riportato a Pignataro e non credo che sia impossibile interloquire con li ministero della Giustizia e con il Tribunale per ripristinarlo. In sostanza riaprire l’Ufficio può essere oneroso ma non impossibile, ed individuando le giuste risorse può essere fatto”.
