Attività private senza l’autorizzazione dell’Asl: sequestrati oltre 2 milioni di euro a medico. La Corte dei Conti contesta al professionista un danno erariale. Una società intestata alla moglie per schermare i rapporti con altre strutture. Si era dimesso nel 2020 dalla tua posizione di medico chirurgo presso il Pronto soccorso dell’Ospedale di Marcianise Gennaro Rondinone, 63 anni, il professionista al centro dell’inchiesta.
Avrebbe svolto attività non autorizzate dall’Asl di Caserta. Per questo i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caserta hanno eseguito un provvedimento di sequestro conservativo emesso dal Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Napoli, su richiesta della Procura regionale per la Campania, nei confronti di un medico in servizio all’ospedale di Marcianise al quale contestualmente è stato notificato l’invito a dedurre. Sotto chiave beni fino alla concorrenza dell’importo del danno erariale accertato da 2 milioni 173mila euro.
Il provvedimento consegue ad articolate indagini, inizialmente avviate dal Comando Tutela Salute Nas Carabinieri di Caserta e proseguite con mirati approfondimenti condotti dalle Fiamme Gialle, nei confronti del medico di chirurgia generale in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale di Marcianise, sotto la direzione del pubblico ministero della territoriale Procura Contabile Mauro Senatore e il coordinamento del Procuratore Regionale Antonio Giuseppone, all’esito delle quali è stato accertato che il dirigente di primo livello dal 2006 al 2020 avrebbe esercitato illegittimamente attività extra-istituzionali, riscontrando l’originaria denuncia dell’Asl di Caserta sul conto dello stesso professionista in ordine ad incarichi extraistituzionali non autorizzabili. In particolare, dal 2006 al 2017, sono risultati conferiti incarichi non autorizzabili direttamente al dirigente medico, mentre a partire dal 2018 e fino al 2020, lo stesso ha continuato a svolgere attività extra – istituzionale non autorizzata (e comunque non autorizzabile) dall’Asl, attraverso lo schermo di una società di diagnostica medica di proprietà della moglie (99% del capitale sociale, nonché amministratore), atteso che tutte le prestazioni sanitarie svolte dalla società a favore dei diversi committenti sono state eseguite unicamente dal dirigente medico, risultato socio minoritario e referente sanitario della stessa. Al termine degli accertamenti, è stato segnalato alla Magistratura contabile un presunto danno erariale complessivo pari a 2.173.177 euro, corrispondente alla somma indebitamente percepita per gli incarichi extra-istituzionali svolti dal professionista nonché a quella delle indennità di esclusività indebitamente percepite in spregio delle condizioni contrattuali assunti con l’Azienda Sanitaria, per aver mantenuto rapporti prestazionali con strutture accreditate con il Sistema Sanitario Regionale fino alla data delle sue dimissioni. Le operazioni di sequestro hanno riguardato beni immobili, conti correnti allo stesso riconducibili, sino a concorrenza del danno erariale contestato.
