A distanza di poco più di due anni dalle misure adottate dalla Regione Campania per superare il “problema brucellosi” in provincia di Caserta, si registrano concreti risultati che fanno ben sperare per il futuro della “filiera bufalina”, settore particolarmente importante per Terra di Lavoro e la provincia di Salerno. Infatti, rispetto ai circa 450.000 capi bufalini presenti sul territorio nazionale, oltre i due terzi si trovano in Campania, in particolare circa 190.000 in provincia di Caserta e circa 115.000 nel Salernitano. Si tratta, quasi esclusivamente, di allevamenti vocati alla produzione di latte di bufala destinato alla trasformazione in mozzarella, che risulta fra gli alimenti più controllati e genuini tra le filiere agroalimentari italiane. (guarda il video)
Oggi, la presenza del batterio brucella viene registrato solo in 25 dei circa 750 allevamenti bufalini della provincia di Caserta, ossia circa il 3% del totale, costantemente controllati e accompagnati nel percorso di risanamento dalla squadra messa in campo dalla Regione Campania. Si tratta di una struttura multidisciplinare, di cui fa parte anche il servizio veterinario delle AA.SS.LL., l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, l’Università degli Studi “Federico II”, il Centro di riferimento regionale per la salute animale e l’Osservatorio epidemiologico veterinario regionale. Settimanalmente, si tengono sessione formative gratuite in favore dei titolari delle aziende e degli operatori di stalla, specialmente indiani, finalizzati ad aumentare i livelli di biosicurezza. Le operazioni di disinfezione vengono eseguite dagli operatori sotto la guida costante dei medici veterinari del servizio sanitario regionale. Due gli “sportelli” di ricevimento per gli allevatori, uno a Cancello e Arnone presso la sede dei servizi veterinari e l’altro a S. Nicola la Strada, area ex Ciapi, aperti per affrontare le criticità rappresentate da ogni singolo allevatore. Trend positivo anche sul fronte del numero di animali risultati infetti nel corso del 2024, che costituiscono solo l’1,4% rispetto del patrimonio bufalino Casertano, che, rispetto al 2023, è aumentato di alcune migliaia di unità. (il video)