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VAIRANO PATENORA – Truffavano disoccupati e prendevano soldi in cambio di un posto di lavoro che mai sarebbe arrivato, sotto processo in sei

VAIRANO PATENORA – Vendevano falsi posti di lavoro presso il ministero. Sei persone, quasi tutte della zona sotto processo. L’ultima udienza, quella dello scorso 14 ottobre, è stata rinviata a causa dell’assenza del giudice. Si tornerà in aula il prossimo anni, esattamente a marzo. Durante l’udienza precednete, qualla di qualkche mese fa,  hanno testimoniato alcuni degli investigatori che condussero l’inchiesta. In particolare ha deposto un carabiniere che acquisì la videoregistrazione in un ufficio postale di Roma dove alcuni degli indagati si recavano per spedire telegrammi e comunicazioni alle vittime. Quando si tornerà in aula saranno ascoltate alcune delle vittime, anche queste quasi tutte della zona del vairanese e dei comuni vicini.  Sono sei, secondo la Procura della Repubblica di Roma, i componenti del sodalizio accusato di aver venduto falsi posti di lavoro presso il Ministero delle attività Culturali. Cinque figure sono state già individuate: la mente, Ivan Cocco Campitelli, venne arrestata – diversi mesi fa – e i quattro complici denunciati a piede libero. Si tratta del vairanese Ermanno Caiazza, Iolanda Esposito, Filippo Corvino e Giuseppe Piccolo. Una sesta persona è ancora da indentificare, veninva presentato come il dottor Merola, dirigente del Ministero.  Sarebbero undici le persone truffate dal gruppo. Fra loro ci sarebbero quattro donne e sette uomini., tutti giovanissimi.La truffa messa in piedi da Cocco avrebbe fruttato oltre 150mila euro. Mediamente ogni “cliente” pagava circa 13mila euro. A volte si arrivava anche a 20mila euro. Quasi sempre giovani vicini ai trenta anni, alla ricerca disperata di un impiego “sicuro”. Per tranquillizzare le proprie vittime, Ivan Cocco Campitelli – 47enne di Vairano Patenora, ma da tempo domiciliato a Caserta – non esitava a produrre documentazione falsa, con tanto di stemma del Ministero, timbri e firme.  Comunicazioni che così apparivano quasi reali.  Ma la felicità di intere famiglie è durata giusto il tempo di arrivare a Roma dove le vittime realizzavano d’essere state ingannate.  La rabbia ha portato numerose vittime dai carabinieri a denunciare la truffa subita.

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