IL CASO – No dei deputati ai tagli dello stipendio. Camera verso emendamento alla manovra
Il relatore, Baretta (Pd), annuncia che sta maturando l’accordo su una modifica al decreto. La norma – che prevedeva fino a 5 mila euro in meno per l’indennità di deputati e senatori – sarà cambiata. “Il governo non può ledere l’autonomia delle Camere”
L’aula della Camera
ROMA – La norma della manovra che punta al taglio degli stipendi dei parlamentari già da gennaio potrebbe essere modificata. Sul tema, ha spiegato il relatore Pier Paolo Baretta, del Pd, “potrebbe arrivare un emendamento del governo o di noi relatori”. Dunque, una modifica figlia di un accordo trasverasale.
La manovra prevede che il governo ‘recepisca’ gli esiti del confronto sugli stipendi degli altri parlamenti europei di cui si sta occupando la commissione guidata dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini. Il “punto di fondo – ha sottolineato Baretta – è che non può essere il governo a ‘recepire’ i risultati ma deve essere il Parlamento”. “Cosa faremo lo vedremo – ha aggiunto il relatore, ricordando che il Parlamento ha già dichiarato di voler assumere i risultati della commissione. Per ora, comunque, niente taglio automatico.
Dunque gli onorevoli si appellano all’autonomia del Parlamento. Già da giorni, però, si parlava di malumori diffusi tra Camera e Senato. Dopo la cancellazione dei vitalizi, infatti, deputati e senatori erano sul piede di guerra. La norma scritta dal governo Monti, per l’adeguamento dello stipendio a quello dei colleghi europei, potrebbe comportare anche un taglio di 5 mila euro in meno alle indennità. (ansa)
se non c’e’ nessun che lo vota,,,l’asino si vota da solo!!!!!!!in 24 ore da 1 voto a……un po strano!!!!