Piedimonte Matese – Corruzione: la Procura punta l’indice contro Di Lorenzo, Filetti, Meoli e Menditto. La “consolazione” di 7mila euro

Piedimonte Matese – La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, attraverso il pubblico ministero Gerarda Cozzolino, punta l’indice contro l’ex sindaco Luigi Di Lorenzo, il suo vice Ivan Filetti i due tecnici  Angelo Meoli e Vincenzo Menditto. L’accusa è corruzione in concorso continuato, per Di Lorenzo e Filetti c’è l’aggravante di aver commesso il fatto in qualità di pubblici ufficiali. La vicenda è quella relativa alla nomina della nomina dell’ingegnere Vincenzo Menditto, tecnico impiegato dell’Asl di Caserta, a direttore dei lavori e coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori  di realizzazione di collettori fognari nel comune di Piedimonte Matese.
Menditto – già responsabile del servizio territorio e ambiente del municipio matesino – era incompatibile con quell’incarico perché dipendente dell’Asl di Caserta presso il Dipartimento Prevenzione di Caserta. Lo sapevano bene, secondo l’accusa, sia Di Lorenzo che Filetti e lo stesso Angelo Meoli che all’epoca era a capo dell’ufficio tecnico del comune di Piedimonte Matese. Nonostante tutto decisero di affidare l’incarico a Menditto in cambio di circa 1.200 euro. Una somma irrisoria, tanto che, scrive la Procura,  gli amministratori promisero al tecnico dell’Asl di un incarico fittizio – in realtà mai corrisposto – di circa 7mila euro. Promessa che Menditto accettò per “consolare” il proprio dispiacere. In un messaggio scambiato fra Menditto e l’allora sindaco Di Lorenzo, il tecnico dell’Asl ammette la sua incompatibilità, confessa di “… accettai nonostante il mio profilo di incompatibilità con l’Asl….”.
Accettare l’incarico da parte di Mentitto era fondamentale per avviare i lavori in questione, lo sanno benne presso l’ufficio tecnico tanto che Di Lorenzo in un’altra conversazione telefonica confessa: “… tu ti metti la, facciamo tutto noi, perché serve una figura che copra il ruolo, quindi ti aiutiamo noi…”.
I fatti contestati dalla Procura della Repubblica agli indagati sono avvenuti in Piedimonte Matese nel mese di maggio del 2019.