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San Cipriano d’Aversa / San Marcellino – Permessi di soggiorno e patenti false: coinvolti due uomini dell’agro aversano, uno di loro è il presunto capo dell’associazione a delinquere

San Cipriano d’Aversa / San Marcellino – Parte il processo a carico di 10 persone coinvolte nell’operazione dei carabinieri della compagnia di Caserta per un giro di false patenti e permessi di soggiorno a stranieri, molti dei quali residenti al Nord Italia, in particolare in Veneto. Dinanzi alla terza sezione del tibunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Luciana Crisci, con a latere Variello Riello e Luca Vitale, si sono presentati Pietro Di Dona, 51enne di San Cipriano d’Aversa, ritenuto capo e promotore dell’associazione; Giuseppe Ciervo, 53enne di Napoli, il sedicente “commercialista” che si occupava di produrre la documentazione falsa per i permessi di soggiorno; Carmine Riccardo, 54enne di San Cipriano d’Aversa; Vincenza Di Dona, 44enne di Napoli; Raffaele Salerno, 49enne di Pompei; Franca Lanza, 48enne di Torre del Greco; Nabil El Hazmi, 41enne marocchino residente a San Marcellino; Collins Sunday, 39enne nigeriano residente ad Avellino; Lucky Ediale, 33enne nigeriano residente a Ca Del Bosco di Sopra; Mamadou Doumbia, 40enne ivoriano residente a Serino. Ammessi i mezzi di prova. Si torna in aula nel mese di febbraio per l’escussione delle persone offese. Inoltre, nel corso dell’attività d’indagine sono state denunciate a piede libero 200 persone – tutte straniere – che avrebbero beneficiato dei servizi offerti dal sodalizio. Nel corso delle indagini sono state sequestrate 60 patenti false ma anche certificati di residenza realizzati falsificando il timbro dei Comuni. In molti casi i permessi di soggiorno illeciti sono stati revocati mentre le pratiche ancora in corso sono state sospese. I carabinieri hanno ricostruito 200 casi con un volume d’affari stimato in oltre 250mila euro.

LA VICENDA:

L’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, nasce nel 2018 e copre fino al 2021. A far scattare l’attività investigativa la denuncia del titolare di una scuola guida che venne contattato dalla motorizzazione per una pratica relativa il rilascio di una patente da parte di un cittadino indiano. L’imprenditore non riconosce il timbro apposto sulla documentazione come suo e denuncia tutto ai carabinieri facendo scattare l’inchiesta che ha “acceso i riflettori” su un sodalizio criminale capace da un lato di rilasciare patenti falsificate ma anche di produrre documentazione falsa per il rinnovo del permesso di soggiorno a cittadini extracomunitari. Tutto in cambio di somme che oscillano tra i mille e i duemila euro per ciascuna pratica. All’interno del sodalizio ognuno ha un ruolo ben preciso. C’è chi individua gli extracomunitari che necessitano di documenti, chi gestisce i pagamenti, attivando carte prepagate su cui ricevere le somme, chi scatta le foto da applicare sui documenti e chi poi materialmente consegna questo materiale al “falsario” che realizza la patente o la documentazione per il permesso di soggiorno. Si tratta di un nordafricano, denunciato a piede libero, già coinvolto in una precedente indagine sui falsi matrimoni che ha portato ad arresti nell’ottobre 2022. In un primo momento, l’attività del sodalizio viene sponsorizzata da intermediari che individuano gli stranieri che necessitano di documenti. In breve tempo, però, il passaparola rende la pseudo agenzia, così la definiscono i carabinieri, un punto di riferimento per decine di stranieri che sarebbero giunti in provincia di Caserta per i rinnovi dei permessi di soggiorno.  La base è un appartamento dell’agro aversano. Qui operano i vertici dell’organizzazione, tra cui lo pseudo commercialista, che cura la documentazione falsa, dai certificati di residenza alle attestazioni di lavoro, trovati nel pc del presunto professionista. In alcuni casi vengono create società fittizie dove vengono assunti i beneficiari dei permessi illegali. Coinvolte nell’inchiesta anche due donne. Per gli inquirenti avrebbero svolto il ruolo di intermediarie a cui si sarebbero rivolti cittadini extracomunitari – in alcuni casi anche inconsapevoli – per curare le pratiche per i permessi di soggiorno. Per la loro opera gli intermediari ricevono una parcella in percentuale alla somma incassata, con i pagamenti versati in più tranches. Non c’era un prezzario fisso ma la tariffa viene applicata in base alla disponibilità del ‘cliente’ che di volta in volta si presenta al loro cospetto. Gli imputati per un certo periodo avrebbero avuto un tenore di vita superiore alle loro possibilità tra macchine di lusso e altri beni. Addirittura uno dei capi, in epoca di indagine, è un percettore di reddito di cittadinanza. In seguito ad alcune perquisizioni, però, gli imputati avrebbero venduto i beni acquistati con presunti proventi illeciti.

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