Caserta (di Tommasina Casale) – La decisione della segretaria nazionale del Partito Democratico, Elly Schlein, di appoggiare la commissaria provinciale del PD di Caserta nel non rinnovare la tessera a nove militanti, tra cui il presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero, solleva interrogativi su una possibile applicazione uniforme di questa linea di rigore. L’esclusione di Oliviero è stata motivata ufficialmente dal suo comportamento ritenuto non in linea con il partito, ma questo episodio porta inevitabilmente a chiedersi se lo stesso trattamento sarà riservato ai consiglieri regionali della Campania che, in palese contrasto con le direttive nazionali del PD, hanno votato a favore della legge che consente il terzo mandato al governatore Vincenzo De Luca. Tra i protagonisti del voto a favore della contestata legge sul terzo mandato figurano nomi di peso del PD campano: il capogruppo Mario Casillo, i consiglieri Loredana Raia, Massimiliano Manfredi, Erasmo Mortaruolo, Maurizio Petracca e Francesco Picarone, oltre allo stesso Oliviero. Questo voto, considerato da molti come un atto di sfida alla leadership di Schlein, rappresenta una violazione evidente delle indicazioni nazionali del partito, che si era espresso in modo contrario alla riforma. L’unica consigliera ad allinearsi con la linea della segreteria nazionale è stata Bruna Fiola, presidente della Commissione Affari Sociali. La sua posizione si distingue come un segnale di fedeltà politica e di adesione al progetto di rinnovamento della Schlein. La domanda che molti si pongono ora è: lo statuto del Partito Democratico prevede sanzioni per chi non segue le direttive nazionali? Se il principio alla base delle recenti esclusioni di Caserta è quello di punire chi ha avuto comportamenti incompatibili con il partito, è lecito aspettarsi che lo stesso criterio venga applicato ai consiglieri regionali pro-De Luca. Tra le ipotesi, si vocifera che la Schein potrebbe chiedere ad Oliviero, di lasciare il gruppo consiliare del PD per confluire nel gruppo misto. Però, ad oggi, non c’è alcuna comunicazione ufficiale che confermi l’avvio di provvedimenti in questa direzione. La linea dura adottata dalla Schlein a Caserta potrebbe segnare un precedente importante per il futuro del PD. Tuttavia, l’efficacia e la credibilità di questa scelta dipenderanno dalla sua coerenza. Lasciare impuniti i consiglieri regionali che hanno apertamente sfidato le indicazioni del partito rischierebbe di trasformare la vicenda casertana in un boomerang politico, alimentando il malcontento tra i militanti e mettendo in discussione l’autorità della segreteria nazionale. Se il PD intende davvero voltare pagina, dovrà dimostrare di essere in grado di applicare le stesse regole a tutti, senza distinzioni o favoritismi. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se la Schlein saprà mantenere saldo il timone di un partito che, soprattutto in Campania, appare sempre più diviso tra lealisti e dissidenti.
