PIEDIMONTE MATESE (di Nicolina Moretta) – Il già maresciallo e cavaliere della Repubblica Mario Caraccio di Presenzano, dopo un periodo di degenza nel reparto ortopedico dell’ospedale di Piedimonte Matese, ha deciso di scrivere al ministro della Salute, Orazio Schillaci; al governatore della Campania, Vincenzo De Luca; al direttore generale ASL Caserta, Amedeo Blasotti. Il cavaliere Caraccio nella lunga missiva chiede un riconoscimento per il primario, Bruno Di Maggio, del reparto ortopedico, per i medici collaboratori e tutto il personale infermieristico per la loro dedizione verso i pazienti che, a volte, va anche oltre l’orario lavorativo. Ma al di là della richiesta scritta del cavaliere Caraccio, colpisce l’input della lettera: “in questi tempi non si fa che sentire e parlare di cattiva sanità, medici e infermieri aggrediti, gente non contenta del servizio sanitario pubblico.” Ed è questa un’amara realtà di un mondo capovolto (per evitare l’espressione: “al contrario”) dove quasi tutti criticano e talvolta passano alla violenza fisica, come ci viene raccontato dalla cronaca, sia nel mondo medico che scolastico, e non solo. Come se la violenza fosse diventata anch’essa un linguaggio. Allora, più che mai, occorrono persone e l’esempio di persone per bene come il cavalliere Caraccio, che non solo riconosce il merito e le competenze di chi è specialista nel proprio settore e che con trasporto si adopera per rendere le vite degli altri migliori, ma il cavaliere va oltre e avverte anche il desiderio di comunicare il bene delle cure ricevute alle autorità competenti affinché a quei benefattori venga conferito un segno di riconoscimento.
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