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CASERTA / NAPOLI – Terra dei fuochi, quel che dovrebbe fare Caldoro. E che non fa. Ottanta anni per le bonifiche? Nelle more il governatore si impegni di più, molto di più

CASERTA / NAPOLI – Tra ottant’anni saremo tutti morti, e forse pure i nostri figli saranno morti. Tra ottant’anni sarà un mondo diverso, come era diverso ottant’anni fa. Ottant’anni sono quasi un secolo. Ottant’anni fa è già storia, tra ottant’anni è futuro. È un tempo enorme, immenso, inaccettabile. Il presidente della regione Campania Stefano Caldoro ha detto che questo è il tempo che ci vuole per bonificare il territorio a nord di Napoli. Che la situazione fosse gravissima lo si sapeva già. O meglio, lo sapevano bene gli abitanti della Terra dei Fuochi, meno le istituzioni che si sono succedute alla guida delle città coinvolte, delle Province, delle Regioni, dei Ministeri di riferimento. Ora che il bubbone è scoppiato e il pus schizza in faccia a tutti, ora, i veleni della Terra dei Fuochi sono una notizia, sono materia di dichiarazioni contrite o apocalittiche, di “severi moniti” lanciati finanche dal Presidente della Repubblica. Già, Napolitano. Che prima di diventare presidente è stato un sacco di cose, tra cui presidente della Camera, ministro dell’Interno e per il coordinamento della protezione civile nel Governo Prodi, e senatore a vita. Giorgio Napolitano non poteva non sapere cosa accadeva nella sua terra. Non può stupirsi e indignarsi ora di fronte ai racconti di Don Patriciello. E Caldoro, il Presidente della Regione Stefano Caldoro non può dichiarare che moriremo senza vedere la fine degli avvelenamenti. Semplicemente, non può farlo. Ha il dovere morale e civile di portarsi un letto nell’ufficio di Santa Lucia, e restare lì accampato finché non trova una soluzione. Come avrebbe dovuto fare il suo predecessore Antonio Bassolino. Ha il dovere morale e civile di chiamare a raccolta i migliori scienziati sulla terra, e metterli a lavorare sulle bonifiche. Per cercare una soluzione che non sia nel futuro. Ha il dovere di chiamare chiunque offra studi, idee, possibilità. Chiamasse la NASA, il Mit, il Cern, Carlo Rubbia, chiunque. Caldoro ha detto che queste è una emergenza nazionale, e dunque come tale la trattasse. Con misure straordinarie e di emergenza. Caldoro dovrebbe farsi odiare dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Lo dovrebbe tempestare di domande, dovrebbe andare a Roma un giorno sì e l’altro pure. Dovrebbe essere il suo tormento. Le bonifiche devono avvenire qui e adesso, non è più il tempo del domani. (Giuliana Caso – Parallelo41)

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