Ma se un aspirante Finanziere è disposto a pagare per vincere il concorso nelle fiamme gialle come potrà poi fare il proprio dovere? E’ la prima domanda che viene in mente quando ci si trova di fronte a cose del genere. Uno che decide di entrare nelle forze dell’ordine dovrebbe essere nato con il culto della legalità e della giustizia. Se uno imbroglia già prima di entrarci, farebbe bene a stare fuori.
Le pene per coloro che “abboccano” a questo genere di truffe dovrebbero essere superiori a quelle inflitte ai truffatori stessi. Pensare di sborsare 50mila euro per vincere un concorso è davvero una follia. Eppure ci sono persone disposte a farlo, anche se non hanno i soldi necessari sono disposti a indebitarsi per poter pagare all’imbroglione di turno.
La procura di Santa Maria di Capua Vetere che ha indagato diverse persone ritenute responsabili di avere promesso raccomandazioni nei concorsi per vigili del fuoco e Guardia di Finanza. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti tra il 2020 e il 2021. In una circostanza, la famiglia di una ragazza, inizialmente non entrata all’interno del corpo della Guardia di Finanza a seguito di concorso, poi assunta tramite scorrimento graduatoria, avrebbe pagato 50.000 euro a Alessandro Pepe, 51enne di Recale, a Paride Bizzarro, 68enne di Marcianise e al quarantottenne, anch’egli di Marcianise, Domenico Di Maio. Non passato il concorso, la famiglia della giovane richiedeva la riconsegna del denaro. Ma dopo il suo ingresso in Finanza, la famiglia viene ricontattata dal falso generale, Domenico Di Maio, per chiedere nuovamente il denaro pattuito. Secondo la procura era questo il funzionamento: Pepe contattava le famiglie dei candidati sostenendo che senza una raccomandazione non avrebbero possibilità di successo nei concorsi. Bizzarro, invece, prometteva di influire sull’esito delle prove grazie a un presunto generale della guardia di finanza, chiedendo in cambio una bustarella di 50mila euro. La Procura ha chiuso le indagini e gli indagati rischiano l’accusa di traffico di influenze. Oltre ai mediatori, anche i familiari dei candidati sono stati iscritti nel registro degli indagati.