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CASERTA – Cave, fermiamo il disastro sui colli Tifatini

CASERTA –  “Ci sono volute le dichiarazioni di un pentito per far venire a galla tutta la drammatica verità dell’apocalisse di veleni e di inquinamento ambientale che ha devastato migliaia di ettari e di campi nell’area tra Giugliano ed il Basso Volturno. Il disastro è di tale dimensione che sembra addirittura impossibile la bonifica (come emerge da un primo studio dell’Istituto Superiore di Sanità, di cui riferisce Il Mattino in modo dettagliato). Tutto conferma anni di denunce e di documenti di associazioni e movimenti ambientalisti (come quello di d. Patriciello, rimasti inascoltati). Ora mi viene da chiedere se non si deve aspettare qualche altro pentito per intervenire e fermare un altro clamoroso caso di disastro a cielo aperto,  quello delle  cave che da decenni stanno distruggendo i Monti Tifatini nell’area casertana. Sotto gli occhi distratti e collusi delle classi dirigenti territoriali si sta perpetrando un vero e proprio dissesto idrogeologico, anche con gravi danni sulla salute delle popolazioni.  Negli anni scorsi più volte è stato riproposto con forza all’attenzione dell’opinione pubblica uno degli scandali più evidenti: la devastazione ambientale delle cave, dove continua un’ opera di escavazione e distruzione ecologica, che ha già prodotto una situazione per molti versi irreversibile. Un incredibile silenzio, accompagnato da disattenzione (o per meglio dire connivenza), caratterizza le istituzioni locali fino a quelle culturali ed educative, che rimangono inerti e “distratte”  di fronte a questo immane scempio, in una situazione di incompatibilità tra il costruendo Policlinico e la persistenza di industrie insalubri in un territorio distrutto dalle cave, dai cementifici e dall’illegalità.  Tra l’altro, come hanno messo bene in evidenza alcune indagini giudiziarie, è proprio dalle attività estrattive e dalla lavorazione del calcestruzzo che prende corpo uno dei filoni più redditizi dell’economia criminale e camorrista. Ricordiamo che alcuni anni fa il Vescovo Nogaro denunciò con forza lo scandalo delle cave. Purtroppo è rimasto isolato ed inascoltato (anche dalla stampa locale). Invece è arrivato il momento di ribellarsi e di indignarsi per lanciare un appello in primo luogo alle massime autorità istituzionali (dal Miniostro per l’ambiente al Presidente della Regione, dal Presidente della Provincia fino ai sindaci di Caserta e Maddaloni): cosa  aspettano ad intervenire prima che avvenga qualche altra apocalisse per poi gridare alla fatalità naturale! Lo stesso richiamo vale anche per le associazioni del terzo settore (laiche e cattoliche), per tutte le forze politiche, per le organizzazioni imprenditoriali e sindacali. A nessuno può essere consentito di barattare un bene primario come l’ambiente in cui viviamo, con la giusta difesa del diritto al lavoro ed al salario. Al riguardo, come è avvenuto in tante altre realtà, si possono progettare interventi per riutilizzare le cave destinandole ad altre attività di tipo sociale e produttivo, con la salvaguardia dei lavoratori addetti e la creazione di nuova occupazione. In tal senso va rilanciata la proposta per la definizione di un “Parco dei Colli Tifatini”. A tal fine occorre una decisione netta: chiudere da subito tutte le attività estrattive e dei cementifici, che non offrono alcun futuro nemmeno per l’occupazione, mentre  producono effetti insalubri e dannosi in un’area ad alta  densità urbana. Tra l’altro la loro persistenza è inconciliabile con la costruzione del nuovo policlinico, che può essere l’unico volano di sviluppo locale e di innovazione.  Per scuotere le coscienze come rete delle piazze del sapere abbiamo promosso dal mese di maggio una campagna di mobilitazione, a con un appello  sottoscritto da decine di associazioni sensibili. (comunicato stampa)

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