MONDRAGONE – “Whatever you hear, see and do at Proto, leave it here. Qualunque cosa sentite, vedete, oppure fate nel Proto, lasciatelo qui”. Il cartello in doppia lingua è un messaggio chiaro, inequivocabile: nessuna informazione deve uscire dalla base antiatomica del CINCSOUTH (Commander in Chief Allied Forces Southern Europe) ovvero del Comandante in capo delle forze alleate del Sud Europa. La base operativa del CINCSOUTH era a Bagnoli, Napoli (dal dicembre 2012 rilocata a Lago Patria, comune di Giugliano), ma in caso di guerra atomica il Comando si sarebbe trasferito nel cuore del Monte Massico, nella provincia di Caserta.Il cartello con il divieto è fissato a una parete sotto centinaia di metri di roccia, dove non si distingue il giorno dalla notte. IPEZ – 41°13’24.29″N 13°57’57.75″O 335üNN queste le coordinate della base identificata come Monte Petrino, montagna che sovrasta Mondragone, località di mare in provincia di Caserta. In realtà la base vera e propria si sviluppa nella montagna alle sue spalle, il Monte Massico, che raggiunge gli 813 metri di altezza. il reportage completo su Wired settembre 2013 (di Sergio Nazzaro e Ivano Cirillo con il fotografo Massimo Mastrorillo e il supporto medico e logistico del dott. Giovanni Cirillo)
LA STORIA: La base Nato esiste, e doveva essere, secondo le rivelazioni del libro Milano Bagdad di Stefano Dambruoso, oggetto di un attacco terroristico tra il 1997 e il 2001. Questo, però, lo abbiamo saputo solo nel 2003. La base militare è dismessa, o almeno così sembra essere. Sulle montagne che si estendono tra i comuni di Sessa Aurunca e Carinola, ci sono due entrate scavate nella roccia, ormai murate con il cemento. La peculiarità della base militare è di essere stata costruita all’interno di una montagna. Il sito della Nato di Mondragone è stato al centro dell’attenzione generale nel 1989 quando i Verdi tappezzarono la città di Mondragone con un manifesto dal titolo: “I segreti del monte Petrino”. I Verdi riportarono nel manifesto alcuni passi estratti dalla guida dettagliata alla presenza militare in Italia “Bella Italia Armate Sponde” , curata da Stefano Semenzato e Padre Eugenio Melandri , 1989, Edizioni Irene: “ Il più alto comando integrato della NATO basato in Italia è il CINCSOUTH . La sede del CINCSOUTH è a Bagnoli, mentre il suo comando protetto si trova in una caverna all’interno di Monte Petrino nei pressi di Mondragone in Provincia di Caserta ”: inizia così la ricostruzione di Semenzato e di Melandri della presenza della NATO in Italia al 1989. Nel volume si legge: “ Le principali strutture di comando di guerra (Static War Headquarters nella terminologia NATO) che fanno riferimento a comandi NATO sul territorio italiano sono: a Mondragone (Caserta) dove esiste la sede protetta di CINCSOUTH (Commander-in-chief Allied Forces Southern Europe) e dei comandi dipendenti che si trovano nell’area di Napoli… ” Più avanti nel volume si specificano le attività di tale sito. “ Le funzioni rispettive di questi posti comando sono naturalmente quelli propri dei comandi ai quali appartengono e cioè: da Mondragone si coordina l’attività di tutte le forze terrestri, navali o aeree dei paesi della NATO operanti nella zona di competenza di CINCSOUTH, che va più o meno da Gibilterra fino ai confini della Turchia con l’Unione Sovietica. Un’area vastissima dove si concentrano centinaia di migliaia di uomini, migliaia di aerei, centinaia di navi militari… ” e si sottolinea che, a differenza degli altri, esso ancora non è del tutto automatizzato. A proposito delle comunicazioni della Nato si legge che: “ i terminali NICS in Italia coincidono con i centri nevralgici della rete di comando e controllo della NATO e precisamente:…Napoli (e Mondragone sigla IPEZ dal Monte Petrino all’interno del quale si trova lo Static War Headquarters di AFSOUTH) anch’esso con una centrale TARE e una IVSN…” La Guida di Stefano Semenzato e Eugenio Melandri si basa su numerose e complesse fonti: dai manuali alle riviste specializzate italiane ed estere, dalle fonti giornalistiche alle informazioni dirette. In particolare l’autore si è avvalso della ricerca dell’IRDISP (Istituto di ricerca per il disarmo, lo sviluppo e la pace) dell’82 e dell’83 che per prima ha aperto una breccia nella conoscenza della struttura militare.
L’attentato terroristico di Al Qaeda doveva avere luogo tra il 1997 e il 2001, che per la base è il momento della sua chiusura. La sua identificazione è sempre stata con il comune di Mondragone, anche se le uniche due entrate visibili si trovano in diverso territorio comunale, ad una distanza di almeno 30 km . Immaginate un piccola catena montuosa che si affaccia sul mare, qui si trova Mondragone; Sessa Aurunca e Carinola sono posizionate, invece, verso l’interno. Se la definizione non è di comodo (Base Nato di Mondragone), si deve immaginare che gli americani abbiano scavato molto, e molto in profondità. Le entrate sono ormai totalmente in rovina. Quella principale è nel territorio di Carinola. Una strada asfaltata, che si dipana sulla collina e giunge ad un grande spiazzo, che ospitava anche una base di atterraggio per gli elicotteri. Ora è piena solo di immondizia, per le varie emergenze rifiuti che si rincorrono in Campania. L’entrata, delimitata da alcune mura con cancello in ferro, mostra soltanto un vecchio sistema di tubi per la corrente elettrica, sul lato destro l’ingresso vero e proprio nella roccia. L’entrata secondaria, situata nel territorio di Sessa Aurunca, è ben nascosta nella montagna. I posti di guardia ormai sono ricoperti da sterpaglie, le torrette di guardia sono diverse e sparse su un vasto territorio della montagna stessa. Da queste si può anche definire sommariamente le dimensioni, notevoli, del complesso militare. Pochi elementi esterni sono ancora visibili anche qui: i soliti tubi arrugginiti, torrette che cadono a pezzi e centraline elettriche. Nessun simbolo identificativo è rimasto, o chissà se mai c’è stato. Le entrate vere e proprie della base scavate nel cuore della montagna sono alte oltre due metri e di forma circolare. Nella colata di cemento che ne ha decretato la fine dell’utilizzo, sono stati lasciati piccoli fori per far passare aria fredda e tesa anche nelle più calde giornate estive.
E’ interessante soffermarsi sull’arrivo degli americani in zona. Vincitori della guerra, sequestrano un’intera montagna, la scavano, e la usano per oltre trenta anni senza darne conto assolutamente a nessuno. Un’altra versione della storia, vuole che la proprietà e la costruzione sia invece da addebitarsi alla Marina Militare Italiana. Ma avere conferme non è possibile. La popolazione intorno non può che stare a guardare e fare congetture. Durante la guerra fredda sicuramente la base Nato era un obiettivo militare strategico dei sovietici. La popolazione è sempre stata a rischio attentati, mentre gli americani se ne stavano chiusi nella nostra montagna. Non è anti americanismo di facile consumo. Provate a pensare alla vostra zona di residenza, immaginate che parte di essa non è più terra vostra, ma ha scopi militari. Non potete andarci, non potete fare domande, non siete al sicuro, ma non siete in grado di farci assolutamente niente. Tutto questo ha rappresentato e rappresenta ancora una delle basi Nato più segrete in Italia. Rimane la presenza di una montagna violata nelle sue profondità. Inquietante e silenziosa. Una base immensa che non ha ancora una definizione precisa. Hanno coperto il tutto con il cemento. Forse per loro è ancora accessibile, attraverso un’entrata nascosta. E in tempi di lotta al terrorismo, in cui le regole vengono meno, è plausibile fantasticare che una base di queste fattezze possa essere usata anche come un carcere, protetta da occhi indiscreti, per i nemici dell’occidente? E’ lecito domandarsi se i pericoli corsi in oltre trenta anni da parte della popolazione siano realmente cessati, o invece permangono?