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Pietramelara – Prete aggredito nella notte di Natale, le precisazioni del professore dopo l’ultima udienza del processo

Pietramelara – In merito all’ultima udienza del processo nato dall’aggressione subita dal parroco don Giosuè Zannini, il professore Raffaele De Nuccio ha inteso precisare che: “il processo che mi riguarda con i capi d’imputazione di lesioni aggravate, violenza privata, danneggiamento e interruzione di servizio di pubblica necessità in corso presso il Tribunale di S Maria CV per i fatti del Natale 2020 accaduti nella Chiesa di Sant’Agostino in Pietramelara. Devo fare alcune precisazioni in quanto l’archiviazione per gli effetti giuridici della riforma Cartabia introdotta da alcune settimane non è l’unica prospettiva processuale richiesta né fra l’altro la principale né riguarda tutti i capi d’imputazione. La difesa nell’ultima udienza è stata sostenuta dall’avvocato Giuseppe Stellato il quale ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste per i reati di lesioni e violenza privata. Attraverso una lunga e articolata discussione tecnica e giuridica ha asserito che per le lesioni non vi è documentazione medica, il celebrante ha continuato la funzione religiosa, i testimoni sono caduti più volte in contraddizione (in quanto caso sono stati anche ammoniti dal Giudice). Per la violenza privata il difensore ha argomentato sul concetto di arma richiesto come essenziale dalla legge per il reato ascritto (né il candelabro può avere queste caratteristiche) la cui condotta incriminata sarebbe avvenuto in momenti diversi dal fatto in Chiesa (l’imputato in Chiesa non ha proferito parola come concordemente riferito dai testimoni) ma la “minaccia” sarebbe avvenuta dopo il fatto attraverso il video intervista rilasciato a Paese News in data 28 dicembre 2020 e al Comando della Polizia Municipale nella serata del 25 dicembre. Per il danneggiamento del candelabro e l’interruzione della funzione religiosa il difensore si è associato alla richiesta del pm di assoluzione in quanto vi è la lievità del fatto (per il candelabro) e il fatto non sussiste per l’interruzione. Qualche settimana fa è stata introdotta la riforma Cartabia che prescrive per i reati di violenza privata e lesioni, venute meno le aggravanti, la querela di parte per procedere in giudizio. Don Giosuè Zannini nell’immediatezza del video intervista nel 2020 presentò, come risulta agli atti, querela con esplicita richiesta espressa di punizione del colpevole. Dopo circa 5 mesi (che coincidono con la detenzione in carcere dell’imputato) il Sacerdote all’inizio del processo in data 27 maggio 2021 ritira la querela e non si costituisce parte civile nella convinzione che il processo andasse avanti perché i reati erano allora perseguibili d’ufficio. Dopo circa due anni, a conclusione del processo, arriva la riforma Cartabia che prescrive la querela per i reati di lesioni e violenza privata, venute meno le aggravanti, che era stata ritirata due anni prima. Ma la mancanza di procedibilità non è l’unica soluzione proposta. Il difensore ha chiesto anche di estendere la assoluzione per non punibilità del fatto in quanto di lieve entità (art. 131 Cp) già richiesta dal PM per il solo danneggiamento, anche a tutti i reati ascritti. L’avvocato Giovanni Spagna Musso si è associato alla difesa proposta, e ha invitato il Giudice a valutare attentamente le deposizioni dell’imputato circa il contesto all’interno del quale il fatto è maturato, gli antecedenti, le motivazioni, compresa la memoria difensiva che l’imputato ha presentato al Tribunale. In questo memoria ho eccepito la causa giustificativa della legittima difesa per l’atto dimostrativo come legittima reazione ad una ingiustizia patita nel corso degli anni originata dal comportamento del Sacerdote e di alcuni suoi amici, ingiustizia che parte dal 2012 ed arriva con effetti diversi e tutti spiegati ai nostri giorni”.

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