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DRAGONI / PIEDIMONTE MATESE – Omicidio Ottaviani: i difensori di Carini e Russo ricorrono in Cassazione: liberateli

Dragoni / Piedimonte Matese – I difensori delle due persone indagate per la scomparsa e la morte dell’imprenditore Sandro Ottaviani, hanno presentato ricorso in Cassazione per chiedere la liberazione dei propri assistiti. Gli avvocati – Sasso e Falco – chiedono ai giudici romani l’annullamento dell’ordinanza cautelare che qualche mese fa ha permesso l’arresto di Alfredo Carini e Cataldo Antonio Russo. Sulla vicenda i giudici del Tribunale della Libertà di Napoli si sono già pronunciati in merito al ricorso presentato dai due indagati. Il Riesame ha sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio a carico di Alfredo Carini e Cataldo Antonio Russo. Il primo resta in carcere, il secondo agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Una decisione, quella dei giudici partenopei importante anche per il futuro processuale dei due indagati. Sono accusati di aver ucciso e fatto sparire il corpo di Sandro Ottaviani, noto imprenditore matesino, titolare di un capannone ricadente nel territorio del comune di Dragoni. Il fatto risale al 23 aprile 2008, quando i familiari di Ottaviani Sandro, imprenditore immobiliare, denunciarono la sua scomparsa dopo un incontro avvenuto con gli indagati nei pressi del capannone industriale sito in Dragoni, località Ponte Margherita, per il quale erano in corso trattative per la vendita tra uno degli indagati e lo scomparso. Dall’attività investigativa emerse che l’affittuario aveva organizzato un incontro con l’Ottaviani, simulando la disponibilità a consegnargli 175.000 euro, che costituiva il credito vantato dalla vittima per i canoni di locazione non onorati, e per concludere la cessione del bene. Dopo l’incontro, l’Ottaviani venne convinto ad allontanarsi per destinazione ignota, senza consentirgli di avvisare alcuno, e lì, secondo le indagini, fu ucciso. Il cadavere, nonostante le ricerche effettuate soprattutto nelle zone limitrofe, non è stato mai ritrovato. Le indagini, articolate, complesse e prolungate nel tempo, hanno tuttavia consentito di ricostruire la brutale vicenda in danno dell’imprenditore e di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei due indagati. Non possono escludersi ulteriori sviluppi investigativi con riferimento ad ulteriori soggetti che potrebbero aver favorito gli indagati nell’eliminazione e dispersione delle tracce del reato. Sull’ordinanza cautelare, ora, dovrà pronunciarsi la suprema Corte di Cassazione.

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