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ROMA – Italia tecnicamente insolvibile: debito al 130% del Pil

ROMA – Italia tecnicamente insolvibile: debito al 130% del Pil. Davanti abbiamo la Grecia, dietro Portogallo e Irlanda. Guarda caso tutte sotto la “protezione” dei piani della Troika, che invece di migliorare la situazione sembra l’abbiano peggiorata. Di fatto, nella classifica siamo direttamente alle spalle della Grecia e, tecnicamente, abbiamo toccato e oltrepassato la soglia della solvibilità. il che rende la nazione italiana, la prima potenziale vittima degli aiuti. E il famoso cerino è rimasto in mano del governo Letta. Un potere che, nel tempo, è diventato sempre più amaro ed un onore che si è trasformato tropo spesso in onere.  Onere soprattutto se si considera la missione del Fiscal Compact che dovrebbe portare a un ridimensionamento del debito al 60% del Pil, cosa che allo stato attuale dei atti è umanamente impossibile da reggere se non con una cura da cavallo in stile Grecia. Il tutto proprio nel giorno in cui, ironia della sorte, vengono pubblicati i dati sugli stipendi 2012 dei manager italiani. Per inciso in cima alla classifica c’è Marchionne con 48 milioni di euro (47,9 per la precisione), un aumento del 48% rispetto al 2011 rappresentato da un extra di quasi 42 milioni di euro riconosciutigli dalla Fiat per risultati raggiunti. Difficile dire quali siano visto che dal 2009 al 2012 Fiat è scesa dal 32,8 al 29,6% del mercato auto e ha registrato un crollo delle vendite che è stato il doppio della media europea. Ma al di là di queste considerazioni che riguardano solo il panorama italiano è bene ritornare all’ottica più generale. Guardando la classifica dell’impatto del debito sul Pil, non si può fare a meno di notare il fatto che l’incremento maggiore del debito si registra nelle nazioni europee sotto la protezione dei piani di aiuto (Italia esclusa, ovvio, anche se, pare sembri questione di tempo, dati i numeri). Infatti dietro l’Italia (che anche se ufficialmente non ha programmi di aiuto ma “grazie” all’accondiscendenza del governo si segue ala lettera i diktat dell’Ue) si trovano rispettivamente Portogallo (127,2%) e Irlanda (125,1%) la quale registra anche l’aumento maggiore (7,7%), ovvero quelli che per primo hanno iniziato e quasi portato a termine i programmi voluti dalla Troika. In particolare Lisbona che, a causa di problemi politici circa le ultime misure prese, rischia di vedersi crollare davanti agli occhi. Crollare? O forse, data la situazione non sarebbe forse un bene?

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