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foto dir repertorio

TORTURE IN CARCERE – Partito il processo a carico di 105 imputati, gran parte poliziotti

Santa Maria Capua Vetere – Sono 105 gli imputati (tra agenti, funzionari dell’amministrazione penitenziaria e medici), 99 le parti offese che potrebbero diventare 130 con l’ammissione di altre parti civili; oltre 300 gli avvocati impegnati. Il processo dovrà giudicare i fatti accaduti il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il processo si è aperto con le questioni preliminari da parte dei difensori.
Agli indagati sono stati contestati, a seconda delle loro rispettive posizioni e partecipazioni alla rappresaglia in carcere, i delitti di tortura pluriaggravati ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni indebite di segreti d’ufficio, omessa denuncia e cooperazione nell’omicidio colposo ai danni del detenuto Hakimi Lamine, deceduto in carcere il 4 maggio 2020. Il 6 aprile del 2020, circa 200 agenti – molti dei quali ancora non identificati – fecero irruzione nel reparto Nilo. I detenuti vennero fatti uscire dalle celle. Poi vennero pestati con i manganelli ed umiliati: molti vennero fatti inginocchiare in una sala dedicata alla socialità con gli agenti che di tanto in tanto li percuotevano. A qualcuno vennero tagliati i capelli e la barba.
Gli imputati
Sarà processo per i ‘vertici’: Antonio Fullone, provveditore dell’amministrazione penitenziaria campana; Salvatore Mezzarano, ispettore coordinatore del Reparto Nilo; Pasquale Colucci, comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del centro penitenziario di Secondigliano e comandante del gruppo di ‘Supporto agli interventi’; Gaetano Manganelli, comandante del carcere di Santa Maria Capua Vetere; Tiziana Perillo, comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti di Avellino; Nunzia Di Donato, comandante del nucleo operativo ‘Traduzioni e piantonamenti’ di Santa Maria Capua Vetere; Anna Rita Costanzo, commissario capo responsabile del reparto Nilo; Francesca Acerra, comandante del nucleo investigativo regionale. E ancora i medici Raffaele Stellato e Pasquale Iannotta, entrambi accusati di falso.
Giudizio anche per: Gennaro Loffreda, Alessandro Biondi, Raffaele Piccolo (classe ’64), Angelo Iadicicco, Pasquale De Filippo, Gabriele Pancaro, Michele Vinciguerra, Fabio Ascione, Oreste Salerno, Felice Savastano, Rosario Merola, Raffaele Piccolo (classe ’73), Giacomo Golluccio, Antonio De Domenico, Giuseppe Crocco, Angelo Bruno, Massimo Oliva, Francesco Merola, Paolo Buro, Gennaro Quisillo, Vincenzo Lombardi, Francesco Vitale, Michele Piscitelli, Domenico Pascariello, Silvio Leonardi, Stanislao Fusco, Carmine Antonio Zampella, Maurizio Soma, Pasquale Rullo, Mario Rigido, Eugenio Calcagno, Giuseppe Gaudiano, Alessio De Simone, Giovanni Guardiano, Maurizio Colurciello, Giuseppe Bortone, Pasquale Merola, Salvatore Di Stasio, Massimo Ciccone, Andrea Pascarella, Clemente Mauro Candiello, Giovanni Di Benedetto, Maria Parenti, Arturo Rubino, Roberta Maietta, Salvatore Parisi, Giuseppe Conforti, Flavio Fattore, Nicola Falluto, Bruno Acaluso, Claudio Di Siero, Domenico Mastroianni, Alfredo Iannotta, Enrico Abategiovanni, Giuseppe Acquaro, Nicola Picone, Marcello Vetrano, Mario D’Ovidio, Salvatore Soma, Angelo Ricciardi, Tommaso Calmo, Gianni Greco, Giovanni De Felice, Angelo Racioppoli, Giovanni Corraro, Domenico Garofalo, Giovanni Saiano, Biagio Braccio, Nicolò Canzonieri, Andrea Barbato, Giuseppe Di Monaco, Attilio Della Ratta, Nicola Nuzzo, Franco Pucino, Bruno Acampora, Guido Esposito, Francesco Mirra, Crescenzo Carputo, Sergio D’Amico, Marco Tullio, Luigi Di Caprio, Antonio Italiano, Antonio Saldamarco, Stefano Campagnano, Salvatore Pellegrino, Lazzaro Varone, Sandro Parente, Antonio Tortorelli, Giulio Pisano, Marcello Iovino, Nicola Nardi, Francesco Antonucci, Pasquale Trispellino, Francesco Andreozzi e Giovanni Capuano.
Unico prosciolto è stato Luigi Macari per il quale lo stesso procuratore aggiunto Alessandro Milita – titolare dell’inchiesta con i pm Pinto e Pannone – aveva invocato il non luogo a procedere avendo l’indagato dimostrato di non essere in carcere durante la mattanza. Giudizio in abbreviato, invece, per Angelo Di Costanzo, difeso dall’avvocato Massimiliano Di Fuccia, e Vittorio Vinciguerra, difeso dall’avvocato Gerardo Marrocco. Per entrambi l’udienza è stata fissata al 25 ottobre per la requisitoria del pm e le discussioni delle parti civili relative alle due posizioni. Poi il giudice D’Angelo fisserà un’ulteriore udienza per dare la parola alle difese prima di pronunciare il suo verdetto.

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