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La violenza terroristica in Africa: aumentata del 49%

(di Sandrino Luigi Marra)
La violenza terroristica in Africa è aumentata del 49% rispetto al 2019, anche se non ce ne siamo resi conto a causa della Pandemia prima del conflitto in Ucraina poi e ovviamente del disinteresse per il fenomeno poiché in Africa. Le vittime del terrorismo di matrice islamica sono aumentate nel Sahel, in Nigeria, nell’area del lago Ciad, in Egitto, nella Repubblica Democratica del Congo e in Mali. In Burkina Faso, oggi alle prese con un colpo di stato da parte di una giunta militare, i morti per mano terroristica sono passati da 86 a 539 solo nel 2019, da parte del gruppo Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin che opera anche nel Maghreb e nel Sahara. Il gruppo Ansar al- Sunna che opera nell’area del Mozambico ha intensificato gli attacchi alla popolazione, soprattutto da quando nelle aree di Afungi e Cablo Delgado (provincie del Nord Est del Mozambico)  è stato scoperto un importante giacimento di gas, oltre alla presenza di miniere di oro e rubini e dall’interesse del gruppo armato a voler gestire le nuove rotte dell’eroina che trafficate dal Pakistan e dall’Afghanistan passano dal Mozambico per raggiungere poi l’Europa e gli Stati Uniti. Da queste nuove rotte passano 40 tonnellate di eroina l’anno, considerando il valore di mercato di una tonnellata che vale ben 20 milioni di dollari, possiamo comprendere dove punta l’interesse del gruppo armato. E proprio dalla provincia di Cabo Delgato a partire dal 2017 il terrorismo si è poi diffuso in altre aree del paese e non solo. Il gruppo Ahlu Sunnah Wa- Jama (l’Isis del Mozambico) separatosi dagli Al Shaabab di provenienza etiope, tendono continue imboscate lungo le strade di collegamento con le cittadine del Nord, a discapito ovviamente dei civili. La violenza e la brutalità del gruppo non ha quasi eguali in Africa, facendo leva oltremodo su una predicazione radicale imperniata sulla condanna senza appello della ricchezza delle elites del paese e delle multinazionali, puntano a creare uno califfato da cui colpire la regione ed il paese. Anche se in apparenza la predicazione sembra volgere lo sguardo ad una eguaglianza sociale ed economica, nella realtà come detto non solo gli interessi sono ben altri, ma non esiste affatto un Robin Hood di turno, bensì accumulare denaro con ogni mezzo e verso chiunque, ricchi o poveri che siano. Il Governo del Mozambico negli ultimi 3 anni ha provato in ogni modo a contrastare le azioni del gruppo ma senza alcun successo, tanto che si ritiene che non vi sia una possibile soluzione se non in una sinergia con i paesi confinanti. Dal 2017 ad oggi si sono registrati 4000 morti e 900.000 sfollati, il governo ha provato anche a contrastare il gruppo con l’aiuto di mercenari russi e sudafricani, ma le iniziative non hanno portato alcun risultato, se non quello di peggiorare ulteriormente la situazione. La sicurezza delle popolazioni, dei commerci e anche della salute non possono passare esclusivamente attraverso operazioni di tipo militare; è necessario un sistema che preveda non solo iniziative interregionali e di sinergia tra paesi confinanti, ma anche l’aiuto e il supporto delle organizzazioni umanitarie e dei ministri di culto, dove questi ultimi possono decostruire le ideologie estremiste con aperture diplomatiche e dialoghi interreligiosi, con soluzioni miranti alla difesa dei diritti umani, alla comprensione seria e capillare del valore vero del Corano, e non delle interpretazioni personali di qualche Sheikh autoproclamatosi guida spirituale. Uno Stato da solo non può riuscire, nella condizione economica di molti paesi africani e non solo, a contrastare gruppi armati votati alla morte, che non solo sono senza coscienza, ma si riempiono così tanto del potere fornitogli dalle armi e dalla violenza, da non avere rispetto per alcuno. In una interpretazione assolutamente e totalmente errata ed ingiustificata del Corano, essi ne offendono la struttura, la sacralità, la tradizione e la validità, ma ricordiamo che lo fanno in nome di interessi economici, del guadagno facile, di una assenza di interesse dell’Occidente, il quale pensando di aver sconfitto l’Isis in Irak e Siria, guarda l’accumularsi di cadaveri in Africa come qualcosa di lontano dalle porte di casa propria. D’altronde difficilmente si vedrà una cellula di tali gruppi operare in Europa, poiché semplicemente gli obiettivi sono in un altro luogo, a casa propria dove è facile controllare il territorio, farla da padroni e sfruttare economicamente la propria gente, ma molto e sempre più spesso scendere a compromessi con quelle stesse multinazionali tanto odiate figlie di quel colonialismo e post colonialismo che ha reso l’Africa per centinaia di anni luogo di sfruttamento e sofferenza. E non dimentichiamo che in Africa a differenza del Vicino e Medio Oriente il terrorismo di radice islamica è figlio esclusivo della corruzione e dello sfruttamento occidentale, non certo dell’Islam, della Sharia o di altre situazioni religiose.

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