Sessa Aurunca – La frazione Casamare piange la prematura morte di Sonya Assel, aveva appena 29 anni e lascia due figli in tenera età. Combatteva da tempo contro il male che l’ha portata via. Nella giornata di domani la comunità si stringerà per tributarle l’estremo saluto in occasione dei funerali. In tantissimi in queste ore si stanno stringendo ai familiari prima del rito funebre.
Mortalità per cancro, Terra di Lavoro ottava nella classifica nazionale
Caserta – Non è certo un risultato di cui vantarsi. Piuttosto è una certezza dalla quale partire per migliorare la situazione generale. La provincia di Caserta tra le prime dieci d’Italia per morti a causa del cancro. Emerge da uno studio dell’Università di Bologna, dell’Università di Bari e del Cnr che evidenzia come il tasso di mortalità per tumore sia più alto “soprattutto dove l’inquinamento ambientale è più elevato, anche se si tratta di zone in cui le abitudini di vita sono in genere più sane. Secondo lo studio, le regioni italiane con un tasso di mortalità per cancro relativamente alto sono caratterizzate da un grado di inquinamento relativamente elevato, nonostante registrino una frequenza relativamente bassa di fattori di norma associati al rischio di cancro (come sovrappeso e fumo, basso reddito, alto consumo di carne e basso consumo di frutta e verdura). Inoltre, su scala provinciale, per i tumori maligni e benigni in generale, e per 16 su 23 specifiche tipologie di cancro, sono emerse associazioni spaziali significative con alcune fonti di inquinamento (che spiegano più della metà dell’associazione tra ambiente e tumore), confermando che, nella maggior parte dei casi, l’esposizione a un ambiente contaminato incide notevolmente sulla mortalità per cancro in Italia. “I dati mostrano buone, anche se preliminari, evidenze che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possono ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro, se la qualità dell’ambiente viene sottovalutata”, spiega Cazzolla Gatti.
“Questo potrebbe spiegare il motivo per cui abbiamo osservato che le persone che vivono nelle regioni del Nord Italia (in particolare quelle situate nella Pianura Padana, tra la Lombardia e il Veneto, aree fortemente industrializzate), esposte a livelli di inquinamento ambientale molto elevati, mostrano un eccesso di mortalità per cancro significativo rispetto a chi vive nelle regioni centro-meridionali (ad eccezione di alcune località anch’esse molto inquinate, come la Terra dei Fuochi in Campania), anche se godono di una migliore salute, hanno reddito più elevato, consumano più alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale, e hanno accesso più facile all’assistenza sanitaria”.
Gli studiosi hanno preso in considerazione 35 fonti ambientali di inquinamento (ad esempio industrie, pesticidi, inceneritori, traffico automobilistico), rilevando che tra queste la qualità dell’aria è al primo posto per importanza per quanto riguarda l’associazione col tasso medio di mortalità per cancro. Seguono la presenza di siti da bonificare, le aree urbane, la densità dei veicoli a motore e i pesticidi. Inoltre, altre specifiche fonti ambientali di inquinamento si sono rivelate significative per la mortalità di alcune tipologie di tumore (come, ad esempio, la presenza di aree coltivate associate alla mortalità per tumori al tratto gastrointestinale, la vicinanza a strade e acciaierie per il cancro alla vescica, le attività industriali in aree urbane per il tumore alla prostata e i linfomi, eccetera). La provincia con tasso di mortalità da tumore più alta nel decennio 2009-2018 è Lodi, seguita da Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona. La prima provincia del Centro Italia è Viterbo (11esima posizione), seguita da Roma (18esima), mentre al sud, oltre alla provincia di Napoli al secondo posto, solo quella di Caserta (ottava) rientra nelle prime 10 per mortalità da tumore. In Italia si contano ogni anno circa 400.000 nuovi casi di tumori maligni, con una media annuale di decessi per tumore, secondo i Registri oncologici italiani, di circa tre morti ogni mille persone.
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