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CAMORRA E APPALTI – Cooperative usate dalla malavita per comprare voti

C’è un nuovo pentito che starebbe spiegando alla Procura come funzionano gli appalti pubblici alle cooperative e come queste vengono utilizzate per comprare voti. Lo schema appare semplice: assunzioni in cambio di voti. Fanno tremare il mondo delle cooperative le ultime dichiarazioni del pentito Mario Iavarazzo, ex cassiere del clan Schiavone che da due anni sta parlando con i magistrati della Dda delle zone grigie tra camorra e imprenditoria legale.  Nell’inchiesta che portò a dicembre la squadra mobile ad eseguire sequestri di materiale sono emersi già dettagli importanti, ulteriormente avvalorati dalle dichiarazioni di Iavarazzo su Maurizio Zippo e Luigi Lagravanese. Quest’ultimo – secondo il pentito – si lamentava perchè “l’altro continuava a operare indisturbato nonostante lui si era messo a disposizione per effettuare assunzioni in cambio di voti.”
Per anni e anni sarebbero finiti nelle casse del clan dei Casalesi i soldi pubblici erogati alle cooperative socio-scolastici-assistenziali per minori da diversi comuni tra le province di Caserta e Napoli e non solo. Gli investigatori si sono concentrati sull’affidamento dei servizi sociali in particolare per i minori ad alcune cooperative alcune riconducibili proprio alla professionista. Cooperative che si sostengono con fondi pubblici e che sono state costituite, ipotizzano gli investigatori, con i soldi del clan quando le amministrazioni comunali competenti erano sotto l’influenza mafiosa.
Luigi Lagravanese è coinvolto nell’inchiesta che alcuni mesi fa ha determinato numerose perquisizioni nelle case e negli uffici di una ventina di indagati. Per anni e anni sarebbero finiti nelle casse del clan dei Casalesi i soldi pubblici erogati alle cooperative socio-scolastici-assistenziali per minori da diversi comuni tra le province di Caserta e Napoli e non solo: è l’ipotesi sulla quale stanno lavorando la Squadra Mobile di Caserta che su disposizione della DDA di Napoli ha eseguito, qualche mese fa, una serie di perquisizioni e sequestri nei confronti di 16 persone fisiche e 8 soggetti giuridici. A sostenere la tesi della vicinanza degli imprenditori e dei “faccendieri” del Terzo settore al clan dei Casalesi ci sarebbero le dichiarazioni di vari pentiti che hanno rilevato i rapporti che i “colletti bianchi” avevano con Nicola Schiavone, Mario Schiavone, Carmine Schiavone, Antonio Iovine, Nicola Coppola, Massimo Russo, Giuseppe Misso, Mario Iavarazzo. Sono loro ad aver delineato uno scenario “nuovo” agli inquirenti, spingendoli ad indagare su questo delicato settore. Le gare finite al centro dell’indagine della Polizia di Stato e della DDA riguardano due Asl (Caserta e Napoli) e i comuni di Teano, Sparanise, Caserta, Pomigliano d’Arco, Frattamaggiore e Afragola, questi ultimi entrambi per un asio nido.

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