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foto di repertorio

Rocca d’Evandro – Al mercato con macchina di servizio e la moglie, pagamenti “forfettari”: poliziotto municipale indagato

Rocca d’Evandro – Un agente della Polizia Municipale di Rocca D’Evandro è finito sotto indagine. L’uomo, prossimo alla pensione, sarebbe accusato di peculato e di induzione indebita, L’indagine condotta dai carabinieri – sotto la supervisione della Procura della Repubblica di Cassino, competente per territorio – sarebbe già in fase avanzata e presto potrebbe portare ad ulteriori importanti sviluppi. Secondo le prime indiscrezioni trapelate sulla vicenda il casco bianco avrebbe usato più volte la vettura di servizio per accompagnare la moglie al mercato settimanale che si svolge in paese. Alla stessa fiera, più volte, sarebbe andato anche da solo, sempre in divisa, per effettuare una serie di acquisti pagando i commercianti in maniera “forfettaria”. Tutto certificato dai carabinieri che avrebbero organizzato pedinamenti e appostamenti. Determinanti sarebbero state anche alcune testimonianze di commercianti che avrebbero spiegato agli investigatori il meccanismo per il quale erano costretti a fare “agevolazioni” al poliziotto.
L’agente della municipale di Rocca d’Evandro è accusato di Peculato, un reato che secondo il codice penale di concretizza quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria. Tale reato è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita.
Inoltre il Vigili Urbano è accusato anche di Induzione indebita a dare o promettere utilità che si profila quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o utilità di altra natura. Il reato è punito con la reclusione da sei anni a dieci anni e sei mesi.

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