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foto di reprtorio

Riardo – Il paese dei dossi, vietato sentirsi male: l’ambulanza potrebbe impiegare il triplo del tempo. Coinvolto anche Pietramelara

Riardo – Ci sono ben 14 dossi in circa 2200 metri, più o meno uno ogni 150 metri. Una vera tortura. Soprattutto per le ambulanze che in caso di emergenza sono costrette a continui rallentamenti triplicando così il tempo di intervento. Minuti preziosi che potrebbero costare la vita al paziente, soprattutto in situazioni critiche come infarto o ictus dove ogni secondo in più può fare la differenza fa la vita e la morte. Una situazione di disagio e preoccupazione che coinvolge anche la vicina Pietramelara. La strada che collega la statale Casilina al centro abitato e poi prosegue per Pietramelara e Roccaromana è un campo minato. La principale strada di accesso al paese è disseminata di dossi “camuffati” da passaggi pedonali rialzati. Senza parlare poi dei dossi che sono stati disseminati lungo le strade interne del paese. “…. Io posso solo dire che forse si è esagerato, a giugno sono passato sui dossi di Riardo in ambulanza con un infarto in atto (non è stata una bella sensazione)…” sono parole di un professionista di Pietramelara che alcuni mesi fa, venne colpito da infarto ed ha vissuto la terribile esperienza di passare sui dossi riardesi, steso in un’ambulanza.
I rialzamenti stradali, ossia i dossi che hanno la funzione di far andare più piano le auto, in realtà sono dannosi: in particolare si sostiene che i pazienti trasportati sulle ambulanze, quando queste ultime rallentano e poi accelerano, possono subire conseguenze tali da peggiorare anche in maniera significativa le loro condizioni.  Lo ha scritto, qualche tempo fa, in una nota il Ministero della Salute al Comune di Padova, ma il problema riguarda tutta Italia. L’uso dei dossi – ha ribadito più volte il Ministero dei Trasporti – è consentito solo su strade residenziali, in parchi pubblici e privati ed è invece vietato “su strade che costituiscono itinerari preferenziali dei veicoli normalmente impiegati per i servizi di soccorso e di pronto intervento”. Inoltre, sottolinea il Ministero, il loro permanere in opera in luoghi non consentiti, in caso di incidenti riconducibili alla loro collocazione può dar luogo a responsabilità civile e penale in capo a chi ne ha disposto la collocazione o a chi non ne ha disposto la rimozione”. Ovviamente – essendo l’Italia il paese del cavillo, i dossi “non esistono” quasi più, sostituiti dai più comodi “passaggi pedonali rialzati”. Un altro nome e quindi una sanzione civile e penale che viene evitata dalle amministrazioni. Ma la problematica per i mezzi di soccorso resta uguale, se non peggio.

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