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Casoria / Gioia Sannitica / Piedimonte Matese –  Operai schiacciati dal ponteggio, parla la figlia di un imputato

Casoria / Gioia Sannitica / Piedimonte Matese – Nell’ultima udienza del processo che nasce dalla morte di due operai, schiacciati da una pesante impalcatura, sul cantiere per la ristrutturazione di una chiesa, è stata ascoltata una testimone, figlia di uno degli imputati. Nella sua lunga deposizione giovane donna che all’epoca dei fatti collaborava con il padre nella gestione dell’impresa, ha sviscerato una serie di situazione, evidenziando che tutte le figure interessate ai lavori sapevano ogni cosa, erano a conoscenza del montaggio di quel maledetto ponteggio e che, quindi, non furono adottate tutte le misure di sicurezza previste. Tutti sapevano che si sarebbe montato quel ponteggio mobile anziché quello fisso previsto dal progetto. Il giudice, al termine dell’udienza, ha rinviato il processo per la metà del prossimo mese di dicembre 2021 per ascoltare altri testimoni.

La vicenda:
Due giovani vite spezzate. Due famiglie distrutte. Figli che non vedranno più il loro padre. Tutto per gravi colpe di chi doveva vigilare e non l’avrebbe fatto. Da queste accuse è nato il processo a carico di diverse persone fra cui professionisti, tecnici e imprenditori. Sono sotto processo il tecnico di Piedimonte Matese, Maria Cristina Volpe.  Le responsabilità dell’architetto Maria Cristina Volpe, secondo la Procura, nella qualità di Coordinatore della Sicurezza del cantiere sul quale persero la vita due operai, sono pesantissime. Persero la vita un operaio edile di Gioia Sannitica, Albino Tammaro di 48 anni, e il suo collega Antonio Atzeni di 56 anni di Casoria. Oltre al tecnico di Piedimonte Matese sono sotto processo gli imprenditori Marco Zoccolillo e Mario Navarra.  Pesantissime le accuse che la Procura carica sui tre indagati.  Sotto processo, solo per le responsabilità civili, anche l’allora vescovo Valentino Di Cerbo, quale rappresentante, all’epoca, della Diocesi di Alife Caiazzo

La tragedia:
I due operai vennero schiacciati dal ponteggio sul quale lavoravano. Probabilmente l’ancoraggio dello stesso non era stato eseguito a regola d’arte. Così un colpo di vento più forte strappò via due vite. I carabinieri della compagnia del Matese, guidati allora dal maggiore Giovanni Falso – coordinati dal pubblico ministero Carlo Fucci della Procura di Santa Maria Capua Vetere – hanno condotto le indagini sul caso per fare piena chiarezza sulla vicenda. Perse la vita un operaio edile di Gioia Sannitica, Albino Tammaro di 48 anni, e il suo collega  Antonio Atzeri di 56 anni di Casoria. Lasciano moglie e figli. Tammaro e Atzeri lavoravano per la Alma Service srl di San Potito Sannitico, aggiudicataria dell’appalto gestito dalla Diocesi di Alife Caiazzo. Chiaramente le famiglie delle due vittime si costituiranno parte civile nel processo. Fra gli avvocati difensori delle parti in causa figurano gli avvocati Vincenzo Cortellessa ed Ercole di Baia.

 

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