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ROMA – Il collasso dell’euro? Non è più un tabù. Prepararsi al collasso dell’economia dell’Europa

ROMA – Verso il collasso finanziario dell’Europa

Uscire dall’euro? Impensabile fino a poche settimane fa. Dal vertice europeo del 26 e 27 ottobre, però, l’optout non è più un tabù, con buona pace di Jacques Santer, il presidente della Commissione europea all’epoca del passaggio alla moneta unica, che allora disse solennemente: «Il passaggio all’euro sarà uno “choc fédérateur”». Profezia avverata a metà: lo choc, infatti, eccolo qui, sta bussando alle nostre porte. Ma l’Europa tira dritto con scellerata timidezza, “governata” da Angela Merkel che si oppone a qualsiasi passo avanti della Bce, ad esempio la possibilità di farsi prestatore di ultima istanza nei confronti dei debiti pubblici dei paesi dell’Eurozona. Ieri i ministri delle finanze di Germania, Olanda e Finlandia si sono incontrati e hanno fotografato impietosi la situazione: «L’Europa sta diventando una grande Grecia». Ovunque si parla di “contagio”: il declassamento della Francia – dicono gli analisti – è ormai “cosa fatta”, perfino il basso debito pubblico dell’Austria – così pericolosamente vicina alla Germania – è nel mirino della speculazione e l’asta dei bund tedeschi fallita l’altroieri è anche per Berlino un campanello d’allarme. L’ipotesi «euro-breakup» è evocata ormai da tutte le istanze europee ed internazionali, che siano i giornali, le grandi banche o le stesse istituzioni.
Il Telegraph riferisce che il Foreign Office ha diramato un messaggio a tutte le ambasciate inglesi dell’eurozona, affinché preparino «piani d’aiuto in caso di collasso dell’euro e possibili, conseguenti sommosse popolari». Sempre ieri, l’Economist rappresentava la moneta unica come una palla infuocata in caduta libera. Secondo il settimanale inglese, «l’euro si distruggerà a giorni. L’evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un’asta di titoli».

Le misure che propone Merkel per uscire dalla crisi (modifica dei Trattati Ue, unione fiscale e sanzioni severe a chi viola il vecchio Patto di Stabilità e Crescita) sembrano lasciare il tempo che trovano di fronte a un crollo che ormai è dato per imminente.

Certo, che a segnalarlo sia la stampa inglese – “viziata” dal peccato originale del Paese che si è tenuta cara la sterlina e non ha voluto aderire all’euro – non fa testo. Ma quando anche i giornali tedeschi (è accaduto nei giorni scorsi) rivelano che il governo federale ha chiesto in via riservata una “simulazione” in caso di fallimento della valuta europea, c’è da preoccuparsi.

A dare l’ultimo colpo ci ha pensato stamattina il New York Times. «Le principali banche statunitensi sono pronte a un possibile default dell’Eurozona» – dice il quotidiano statunitense – ricordando che colossi come Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura hanno redatto una messe di simulazioni che ipotizzano il crollo dell’euro. «La crisi finanziaria della Eurozona è entrata nella fase più rischiosa», hanno spiegato gli analisti di Nomura citati dal Nyt, per cui «ora un crollo dell’euro appare probabile più che possibile». Secondo il quotidiano, «le autorità Usa hanno pressato banche quali Citigroup e altre affinché riducano l’esposizione verso l’Eurozona». La stessa operazione, con un monitoraggio dell’esposizione delle banche, starebbero attuando in Asia le autorità di Hong Kong.

A fronte dell’allarme oltreoceano, il quotidiano osserva la tranquillità delle banche francesi e italiane, secondo cui «è impossibile che l’euro possa crollare. Anche se banche come Bnp Paribas, Société Générale, Unicredit e altre hanno scaricato nel recente periodo decine di miliardi di debito sovrano, la convinzione è che ci sono poche ragioni per fare di più». In particolare per l’Italia, il giornale riporta le dichiarazioni del presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo Andrea Beltratti: «Sicuramente mi sentivo più fiducioso qualche mese fa, ma resto ottimista tuttora».

di Maddalena Loy (l’Unità)