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Pietramelara / Teano –  Prete aggredito durante la messa di Natale, parlano i testimoni

Pietramelara / Teano – Nuova udienza, oggi, del processo a carico del professore Raffaele De Nuccio, accusato di aver minacciato e aggredito – durante la messa dello scorso Natale – il prete della parrocchia di Sant’Agostino, don Giosuè Zannini. Sul banco dei testimoni, oggi, è salito un testimone chiamato dalla Procura, avrebbe confermato, in sostanza, i punti salienti della vicenda. Si tornerà in aula fra qualche mese per sentire altri testimoni citati dalla pubblica accusa.  L’imputato, al momento, è libero. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha ritenuto fondate in quanto “convincenti” le minacce rivolte dal docente verso il parroco del paese. Minacce confermate anche in un video rilasciato in esclusiva alla nostra testata. (guarda il video con le parole del professore)
Il processo a carico del professore Raffaele De Nuccio porterà a galla alcuni aspetti della vicenda che lo vedono protagonista. Nelle prossime udienze lo stesso imputato spiegherà ai giudici le ragioni che lo hanno spinto ad aggredire e minacciare Don Giosuè Zannini. In parte il professore ha già spiegato – al giudice per le indagini preliminari – quali sono state le ragioni che hanno mosso la sua azione. Allo stesso giudice De Nuccio ha spiegato che non è stata maim sua intenzione uccidere il parroco. Le minacce fatte e l’irruzione in chiesa furono attuate solo per attirare l’attenzione su una ingiustizia da lui subita e maturata – secondo De Nuccio – come conseguenza delle scelte fatte da Don Giosuè. Quando il giudice chiede al professore di spiegare cosa deve confessare Zannini, il professore spiega: “deve raccontare che lui mi ha minacciato insieme al vescovo – monsignor Gemma vescovo emerito di Venafro Isernia allora in pensione a Roma e da un paio di anni deceduto – che se io non fossi stato ricoverato volontariamente per mia iniziativa all’Ospedale Psichiatrico di Busto Arsizio, sia questa chiesa di Gerusalemme mi avrebbe ucciso e sia lui. Attraverso queste operazioni lui praticamente mi ha procurato questo ricovero e indirettamente il ricovero successivo perché questi due ricoveri sono confluiti poi in una sentenza dei Vicariato di Roma per la nullità del matrimonio e hanno determinato che io fossi stato dichiarato non dico un pazzo furioso, ma poco ci manca”.
A questo punto il giudice per indagini preliminari chiede all’indagato: “sostanzialmente, Zannini deve dire che i suoi ricoveri non sono dovuti ad una sua malattia mentale, ma sono la conseguenza di quello che lui le aveva detto, perché, ovviamente, questo le ha comportato un pregiudizio nella causa presso la Sacra Rota”.
Breve e secca la risposta di Raffaele De Nuccio: “un grave pregiudizio”.
Per convincere De Nuccio al ricovero volontario sarebbero state usate strategie – insieme a minacce di morte –  di previsioni del futuro di fatti accaduti nei successivi due mesi poi realmente accaduti e utilizzati dal sacerdote per convincerlo che questa era la volontà di Dio finalizzata ad un progetto preciso. In sostanza secondo quanto esposto da De Nuccio il motivo dell’intervento del sacerdote fu quello screditare il professore presso la procura di Santa Maria per alcuni esposti presentati proprio nel 2012.

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