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foto di repertorio

Mondragone / Caserta / Aversa – Il business delle false fatture per i Casalesi: 55mila euro prelevati ogni giorno: 48 arresti

Mondragone / Caserta / Aversa – Giuseppe Guarino, 53 anni di Aversa, è considerato dalla Procura tra i promotori dell’organizzazione criminale messa in piedi per reinvestire i soldi del clan dei Casalesi. E’ quanto emerso dagli atti della Guardia di Finanza che ha notificato, questa mattina, 63 ordinanze cautelari (48 dei quali finiti agli arresti). Guarino è il fratello della moglie di Giacomo Capoluongo, fratello di Maurizio, legato alla famiglia Zagaria, uscito dal carcere nel luglio scorso dopo aver finito di espiare la sua pena.
Insieme con Guarino, sono stati raggiunti dall’ordinanza cautelare la sorella Luisa Guarino, 61 anni di San Marcellino; Armando Della Corte, 43 anni di Aversa; Salvatore Prato, 57 anni di Trentola Ducenta; Giovanni Rosano, 67 anni di Aversa; Giuseppe Belviso, 51 anni di Aversa; Massimo Magelli, 54 anni; Paola Di Grazia, 47 anni; Federico Di Giacomo, 30 anni; Antonietta Di Giacomo, 40 anni; Francesco Tortora, 38 anni; Rosario Davide, 53 anni; Khaled Mezni, 58 anni; Giovanni Biondi, 57 anni; Domenico Rispoli, 54 anni di Aversa; Antonio Gravano, 58 anni di Mondragone; Domenico Agorini, 59 anni; Antonio Termano, 31 anni; Rosa Santoro, 30 anni; Stefano Piscopo, 50 anni; Giuseppe Piscopo, 50 anni; Vincenzo Avino, 36 anni; Pasquale Donnarumma, 53 anni; Sebastiano Carmine Donnarumma, 23 anni; Antonio Donnarumma, 22 anni; Maria Perfetto, 39 anni; Pasquale Casaburi, 42 anni; Rosaria De Rosa, 52 anni; Gennaro Savanelli, 30 anni; Nunzia Moccia, 27 anni; Amalia Giacchetta, 36 anni; Domenico Bassolino, 43 anni di Caserta; Carmine Savanelli, 39 anni; Anna Teresa Capasso, 23 anni; Andreina Esposito, 24 anni di Maddaloni; Gelsomina Casaburi, 47 anni; Almerinda Casaburi, 49 anni; Giovanni Riscetti, 45 anni; Daniele Ragnano, 27 anni; Fiorello Fraianna, 26 anni di Aversa; Veronica Savanelli, 34 anni; Maria Mocerino, 25 anni; Mario Vastola, 64 anni; Alessio Savanelli, 21 anni; Luana Di Fabio, 29 anni; Rosa Conte, 57 anni; Nicola D’Alessandro, 38 anni; Paolo Giacchetta, 47 anni; Ruggiero Guarino, 54 anni; Maria Bassolino, 44 anni di Caserta; Carmine D’Angelo, 39 anni; Angelo Liberto, 34 anni di Aversa; Laura Brunella Marika Odierna, 51 anni; Angela Odesco, 35 anni di Caserta; Gennaro Esposito, 48 anni; Emilia Mussolino, 34 anni; Antonio Aruta, 42 anni; Luigi Esposito, 34 anni; Gennaro Puolo, 58 anni.
L’indagine è nata da una consulenza che ha fatto emergere flussi finanziari anomali, generati da conti correnti istituti presso istituti casertani che erano intestati a persone sprovvisti da capacità finanziaria che potesse giustificare le movimentazioni (si parla di oltre 100 milioni di euro). Da qui l’inchiesta del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che ha svelato i meccanismi della criminalità organizzata per il riciclaggio delle somme di denaro, sotto il coordinamento della Procura di Napoli (Dda). In particolare l’attenzione è stata rivolta a decine di società che operano nel settore dei carburanti e del legname. I soldi venivano “puliti” tramite società cartiere, aventi sedi anche all’estero, che poi facevano rientrare i soldi in Italia dove venivano prelevati in contanti ad una media di 55mila euro al giorno. Le indagini hanno consentito di identificare 11 soggetti, oggi attinti dalla misura della custodia cautelare in carcere, i quali gestivano le società, i conti correnti e coordinavano la rete degli “spicciatori” (52 soggetti di cui 37 destinatari delle misure degli arresti domiciliari e 15 dell’obbligo di presentazione alla P.G.). Le somme prelevate pari complessivamente a circa 80 milioni di euro nel periodo 2016-2020 venivano retrocesse ad esponenti del “Clan dei Casalesi”, al fine di provvedere al sostentamento di svariate famiglie di detenuti dello stesso Clan. L’attenzione è stata focalizzata su una serie di soggetti che hanno posto in essere, nell’arco di almeno quattro anni, molteplici e rilevanti movimentazioni finanziarie finalizzate a far confluire su conti correnti postali o carte Postepay ingenti somme di denaro, che poi venivano prelevate in contanti da soggetti appositamente incaricati e remunerati. Il sistema si fondava sull’utilizzo di denaro frutto di frodi fiscali commesse sul territorio nazionale, già oggetto di attività investigative di altre Autorità Giudiziarie che, nel tempo, hanno tratto in arresto numerosi soggetti. I significativi flussi finanziari ricostruiti dai finanzieri hanno trovato la loro origine in fatture false emesse e utilizzate da ben 51 società di comodo, operanti in vari settori di attività (tra cui la commercializzazione di prodotti petroliferi, di imballaggi e di pezzi di ricambio per auto) sia italiane (con sedi nelle province di Napoli, Roma e Salerno) che di diritto ungherese.

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