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Liberi – Cinque persone scomparse nel nulla, muore l’unico indagato: pietra tombale sul mistero

Liberi – La sorte di 4 persone, tutti anziani, resterà per sempre un mistero. Con la morte dell’unico indagato, probabilmente, l’indagine sarà chiusa per sempre. Armando Isolda, unica persona iscritta nel registro degli indagati relativamente alla scomparsa di Antonio Isolda (suo cugino) è deceduto, qualche mese fa, per cause naturali dovute all’età.
Le indagini – che sono state lente e “larghe” nell’immediatezza dei fatti – sono state caratterizzate, negli ultimi tempi da un’accelerazione che ha portato anche ad eseguire un grosso scavo all’interno di un’azienda agricola nel comune di Liberi. I carabinieri della Compagnia di Capua e alcune squadre dei Vigili del Fuoco hanno individuarono un antico pozzo nel quale, secondo una lettera anonima, era stato sepolto il corpo di Antonio Isolda. (guarda il video con le interviste)
L’uomo scomparve il 29 novembre del 2002 e da allora non è stato mai più ritrovato. Per lunghi anni si è indagato senza alcun risultato. Quando tutto sembrava ormai dimenticato la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha riacceso l’attenzione sul caso grazie ad una lettera anonima nel quale viene indicato anche il colpevole: Armando Isolda, oggi 83enne, cugino dello scomparso Antonio. E’ proprio lui, Armando Isolda,  è stato l’unico indagato per la scomparsa del cugino. (guarda il video con l’intervista)
Venti anni non sono bastati per risolvere il giallo del Monte Maggiore. Cinque anziani scomparsi nel nulla, solo uno di loro, l’unica donna,  ritrovata morta in un punto in cui le ricerche erano passate per diverse volte senza notare nulla. Per gli altri nessuna traccia, mai più nulla si saprà di loro. Il rapimento e i riti satanici (le cui tracce all’epoca era abbondanti in zona) sono le ipotesi che hanno contribuito a rendere ancora più misteriosa l’intera vicenda.
Da un lato la lentezza nelle ricerche e scarsi mezzi a disposizione: “siamo stati considerati e trattati come cittadini di seri B –  sostengono all’unisono i familiari delle persone scomparse – che non ancora hanno perso le speranze di poter ritrovare almeno i resti dei propri cari.
Dall’altra parte lo strano atteggiamento dei politici del posto che non hanno mai voluto parlare di mistero classificando le sparizioni come “fisiologiche”. Una tesi che venne sposata anche dai vertici dell’amministrazione provinciale di Caserta, allora sotto la guida dell’onorevole Riccardo Ventre. Temevano che l’alone di mistero potesse allontanare i turisti dalla zona; negli Stati Uniti, probabilmente, avrebbero invece costruito sul caso un  redditizio turismo di massa facendo leva proprio sul giallo delle sparizioni.
Tutto è avvenuto in un quadrilatero composto dai comuni di Liberi (due scomparsi), Pontelatone, Formicola e Castel Di Sasso. Piccoli centri montani, confinanti e adagiati nel cuore del massiccio del Monte Maggiore dove la vita scorre ancora secondo una lentezza e una monotonia antica.
Gli inquirenti, all’epoca seguirono diverse piste, tutte però non sono state capaci di risolvere il mistero. Ad alimentare la fantasia popolare ci furono principalmente due episodi: un furgone bianco che per alcuni giorni percorreva, in quel periodo, le stradine dei quattro comuni del Monte Maggiore e le tracce di numerosi riti satanici su Monte Demonio, una cima situata nella parte ovest della catena montuosa.
Maria Cirillo, 86 anni scompare da Profeti (frazione di Liberi) il due ottobre del 1998, viene ritrovata, morta, dopo oltre quattro mesi in località Fratte. Le ossa e i resti della povera anziana erano sparsi ovunque. Il cranio (che fu la prima parte del corpo ad essere ritrovata) sorprese perché “troppo pulito”.
Il 14 febbraio 1999, a Pontelatone, si perdono le tracce di Raffaele Izzo, 86 anni. L’anziano venne notato da alcuni uomini mentre camminava, lungo la strada provinciale,  verso la propria abitazione. Poche centinaia di metri che Izzo non ha mai percorso.
Tocca poi a Vincenzo Santillo di 67 anni, scomparso da Formicola il 12 agosto 1999. L’uomo originario della zona viveva con il figlio a San Prisco. Quella sera, come ogni anno, volle partecipare ad una delle tante sagre che caratterizzano l’estate nei piccoli centri del Monte Maggiore.  Alcuni amici lo vedono, per l’ultima volta, poco prima della mezzanotte camminare fra i tavoli nella pizza del paese. A casa però non ternerà mai più.
Giacinto Maioriello, di 69 anni, svanisce nel  nulla da Cisterna, frazione del comune di Castel di Sasso il 18 ottobre 1999. L’uomo abitava in un antico palazzo nel centro della frazione dove la strada finisce. Come ogni giorno Giacinto parlò con i vicini e con alcuni muratori che lavoravano per il restauro di una casa lungo la stessa strada. La solita via, la solita sedia sulla quale l’anziano rubava qualche raggio al sole. Ma quale giorno non fu come gli altri: improvvisamente Giacinto non fu più visto, tutti pensavano fosse rientrato in casa. Ma non era così.  Eppure per allontanarsi dalla propria abitazione l’anziano doveva passare, obbligatoriamente, davanti alle altre persone che come ogni giorno era sedute sull’uscio di casa. Ma tutti giurano di non averlo notato. “Qui non è passato – giurò più volte Maria – perché io non mi sono mossa fino all’ora di pranzo”.
Dopo quest’ultimo episodio ci sono due anziani che giurano di essere scampati, per puro caso, ad un tentativo di rapimento da parte di due sconosciuti a bordo di un furgone bianco. Poi una lunga
pausa ad interrompere questa allucinante catena di scomparse.
L’incubo riappare il 29 novembre 2002 quando tocca ad Antonio Isolda sparire. Vengono rinvenute diverse tracce ed in particolare alcuni capi d’abbigliamento, in luoghi e tempi diversi. Nonostante tutte le ricerche fatte a più riprese lungo tutta la catena del Monte Maggiore, la sorte dell’uomo resta un mistero. I suoi pantaloni vennero ritrovati in località Fratte (stessa zona nella quale venne ritrovato il cadavere di Maria Cirillo) completamente rivoltati.

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