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Santa Maria Capua Vetere – Follia al Carcere di Santa Maria Capua Vetere, il caso finisce in Parlamento. 75 poliziotti sospesi

Santa Maria Capua Vetere – La giornata di follia di circa agenti della polizia penitenziaria del Carcere di Santa Maria Capua Vetere, è finito in parlamento. E’ diventato quindi un caso il caso nazionale. Poliziotti che pensavano di compiere un atto eroico ignorando che in tal modo stavano gettando solo fango su loro stessi e sullo Stato. Oggi il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha riferito alla Camera della delicata vicenda inerente le torture nella strutture detentiva casertana.
“E’ nostro dovere riflettere sulle cause profonde che hanno portato ad un uso così smisurato ed insensato della forza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Fatti di questa portata, ai miei occhi, sono spia di qualcosa che non va. Come ho avuto modo di dire nel corso della visita in carcere, questi fatti reclamano un’indagine ampia per conoscere quanto accaduto in tutti gli istituti penitenziari nell’ultimo drammatico anno, perché la pandemia ha esasperato tutti. Bisogna guardare in faccia i problemi cronici affinché non si ripetono atti di violenza contro detenuti ed agenti della penitenziaria. Il carcere è specchio della nostra società. Le violenze e le umiliazioni inflitte ai detenuti a Santa Maria Capua Vetere recano una ferita gravissima alla dignità della persona, che è la pietra angolare della nostra convivenza civile, come chiede la Costituzione, nata dalla storia di un popolo che ha conosciuto il disprezzo del valore della persona. E per questo la Costituzione si pone a scudo e difesa di tutti, specie in chi si trova in posizione di vulnerabilità. L’uso della forza deve essere sembra a difesa dei più deboli”.
Dopo un ringraziamento agli organi di stampa che hanno portato alla ribalta quanto accaduto nel carcere, la ministra la Cartabia ha evidenziato la crudezza dei video delle violenze. “Abbiamo visto tutti quelle immagini. Tra le tante violenze io non possono dimenticare un detenuto costretto ad inginocchiarsi per colpirlo; un altro in carrozzella colpito gratuitamente. Tutto sotto l’occhio ben visibile della videocamera che stava riprendendo l’accaduto. Stando alle immagini, non era una reazione ad una rivolta, ma era una violenza a freddo. Secondo quanto emerge dagli atti giudiziari, la perquisizione straordinaria del 6 aprile è stata disposta al di fuori dei casi consentiti dalla legge, senza alcun provvedimento del direttore del carcere. Secondo il giudice, dunque, alla base della perquisizione straordinaria vi sarebbe stato un provvedimento dispositivo orale emanato a scopo dimostrativo, preventivo e satisfattivo finalizzato a recuperare il controllo del carcere ed a pagare alcune aspettative della polizia penitenziaria”. La ministra poi cita anche il detenuto morto nei giorni dopo le violenze in carcere, evidenziando quanto scritto dal gip che non ha collegato il decesso con le torture. Intanto è aumentato il numero delle persone sospese dopo l’indagine: in totale sono arrivate 75, anche se l’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere non è ancora chiusa. “L’amministrazione ha provveduto a trasferire i detenuti coinvolti – ha spiegato la ministra – lo si fa per ragioni di sicurezza. Il giorno della pubblicazione di quelle immagini ho immediatamente convocato d’urgenza una riunione al ministero coi sottosegretari alla Giustizia, il capo del Dap ed il garante nazionale dei detenuti. Volevo capire come funziona la catena di informazioni: come è stato possibile che una perquisizione di questo genere fosse effettuata senza una autorizzazione scritta. Per questo motivo è stata creata una commissione ispettiva interna presso il Dap: visiterà tutti gli istituti penitenziari interessati da manifestazioni di protesta o di denunce relative agli eventi del marzo 2020. Servirà per accertare legittimità e certezza di oggi d’iniziativa. L’amministrazione penitenziaria deve sapere indagare al suo interno. I fatti di Santa Maria Capua Vetere emersi solo a seguito dell’azione dell’autorità giudiziaria denotano che quella capacità di indagine interna è mancata”

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