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foto di repertorio

Francolise /Santa Maria Capua Vetere – Detenuti massacrati di botte, coinvolti due agenti di Francolise. Uno già davanti ai giudici del riesame

Francolise / Santa Maria Capua Vetere – Ci sono anche due poliziotti penitenziati di Francolise fra i 117 agenti della penitenziaria indagati per quei fatti che hanno messo in luce un modus operandi non certo conforme ad un paese civile come l’Italia. In carcere è finito Salvatore Mezzarano, 40 anni;  mentre Salvatore Parisi, 50 anni, è stato relegato all’obbligo di dimora nel territorio del comune di Francolise.
La posizione di Mezzarano è stata discussa proprio oggi davanti ai giudici del riesame di Napoli, la decisione è attesa per questa sera, al massimo nella giornata di domani.
Le accuse, a vario titolo, contro gli indagati sono pesanti. Secondo la Procura furono quattro ore di inferno. Sono quelle vissute dalle 15 alle 19 del 6 aprile 2020 dai detenuti del reparto Nilo di Santa Maria Capua Vetere. Oltre cento persone ferite dalla spedizione punitiva organizzata per “ristabilire l’ordine” nella casa circondariale dopo le proteste dei detenuti del giorno precedente. Le indagini sono partite praticamente subito dopo quel tragico pomeriggio e la conferma di quanto fosse accaduto è arrivato dagli smartphone sequestrati. Nelle chat, dopo le violenze, era tutta un’espressione di gioia. “Non si è salvato nessuno” scrive un agente. “Abbiamo ristabilito ordine e disciplina” commenta un collega. “Oggi ci siamo divertiti al Nilo” aggiunge un altro.  Poi arrivano conferme dell’uso di manganelli in quella che, sulla carta, doveva essere solo una perquisizione straordinaria. Ma in realtà, come scrive il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha firmato le 54 ordinanze cautelari, si è trattato “senza tema di smentita” di “uno dei più drammatici episodi di violenza di massa perpetrato ai danni dei detenuti in uno dei più importanti istituti penitenziari della Campania”, “un vero e proprio uso diffuso della violenza, intesa da molti ufficiali ed agenti di polizia penitenziaria come l’unico espediente efficace per ottenere la completa obbedienza dei detenuti”, nonché “una orribile mattanza”. Questo scrive la Procura della Repubblica che, nei giorni scorsi, ha presentato ricorso per nuovi arresti, ha presentato appello al Riesame contro la decisione del Gip di respingere alcune richieste di misure cautelari, come quella inflitta al provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sospeso dal servizio perché accusato di depistaggio e favoreggiamento, per il quale erano stati chiesti i domiciliari. In tempi brevi, quindi, alcune delle guardie carcerarie indagate a piede libero potrebbero finire ai domiciliari o addirittura in carcere.

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