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foto di repertorio

Capua / Caserta – Coronavirus, casi di variante delta in tutta la Campania. Lo schema dei paesi colpiti

Capua / Caserta – Ci sono casi di variante Delta del Coronavirus anche nelle città di Napoli e Caserta, tra gli oltre 300 campioni positivi sequenziati questa settimana presso il Tigem di Pozzuoli, che ha concentrato le analisi però soprattutto sull’area a Sud di Napoli. Su 311 campioni positivi studiati, in evidenza ci sono i 45 casi di variante Delta I casi positivi alla Variante Delta (B.1.617.2) del Coronavirus in Campania questa settimana (82 su un totale di 311 campioni esaminati):  Agerola 5 su 7;  Boscoreale 2 su 5; Capua 1 su 1;     Caserta 1 su 3; Ercolano 7 su 21; Napoli 1 su 7; Portici 4 su 29; San Giorgio 2 su 13; San Sebastiano al Vesuvio 3 su 3; Scafati 1 su 10; Torre Annunziata 2 su 13; Torre del Greco 45 su 49; Trecase 2 su 2; Volla 6 su 16.
La variante Delta, dilagante in Gran Bretagna e sempre più presente in Italia, preoccupa in misura differente gli scienziati. C’è chi fa notare che l’impennata dei contagi inglesi non corrisponde a un picco di ricoveri e ospedalizzazioni e chi che da Israele lo studio che ipotizza un calo fino al 30% dell’efficacia del vaccino Pfizer-Biontech non prometta niente di buono per il futuro. Per il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) e direttore di Medicina sperimentale di precisione del Bambino Gesù di Roma, non c’è rischio di una quarta ondata: “Alla luce della diffusione delle vaccinazioni (quasi il 55% della popolazione ha ricevuto almeno una dose; il 30% ha concluso il ciclo) assolutamente no. C’è il rischio di una ripresa dei contagi: come evitarla? Con attenzione, prudenza e responsabilità nei comportamenti. Non facendo pressioni per riaprire tutto subito, ma procedendo con gradualità” spiega lo scienziato in un’intervista che Famiglia Cristian. “Il virus è sempre lo stesso – spiega – semmai le due varianti che hanno ora maggior diffusione nel Paese – Alfa e Delta, anche conosciute come inglese e indiana – rispetto al ceppo proveniente da Wuhan hanno maggior contagiosità. Non facciamo l’errore di pensare a un virus che, per quanto abbia mutato caratteristiche, sia connotato da minor potere di provocare malattia grave. Ciò che è cambiato è lo stato di immunizzazione del Paese, con 51 milioni di dosi somministrate. Questo rende ragione di una maggior protezione dall’infezione”.

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