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CORONAVIRUS – L’invisibile siero dei popoli: il vaccino di pochi per pochi

(di Sandrino Luigi Marra)
Fino al 4 Maggio scorso meno dell’8% della popolazione mondiale aveva ricevuto almeno una dose di un qualsiasi vaccino contro il Covid-19, ma l’80% delle vaccinazioni praticate era avvenuto in sole 10 nazioni. In Africa l’attuale disponibilità di dosi non riesce a vaccinare neanche i sanitari impegnati nella campagna vaccinale, i quali in un continente di 1,5 miliardi di persone ammontano a 2 milioni , se confrontiamo tali cifre con l’Italia ad esempio non vi è storia, pensiamo che solo gli infermieri in Italia ammontano a 500.000 individui.
L’Africa appare per l’occidente un non luogo, sempre presente nei programmi e progetti di “sfruttamento”, quasi inesistente in questa Pandemia. Anche  se l’ONU ha acquistato un certo numero di vaccini da usare per il continente esiste un problema alla fonte, ovvero i paesi economicamente forti hanno acquistato tutte le dosi disponibili ed hanno incamerato dosi sufficienti a immunizzare per tre (3) volte i loro cittadini. Ma ancor più alle richieste di sospendere per un periodo i diritti sui brevetti, per poter permettere ai paesi economicamente deboli di poter acquistare i vaccini a prezzo di produzione e poterli anche produrre in loco, vi è stato un netto rifiuto, non solo dei produttori ma anche dei paesi che ospitano le produzioni. Le proiezioni per il 2021 nei paesi occidentali è la vaccinazione di gregge ovvero più dell’80% della popolazione, per l’Africa la stessa proiezione prevede che forse il continente riuscirà a vaccinare con una sola dose un abitante su 20. Ed è chiaro che il ritardo nella vaccinazione, crea le famose varianti, oltre quindi a creare decessi si creano le basi per altri nuovi decessi. E’ una accesso disuguale ai vaccini, quando invece si parla di “diritto alla salute come bene comune” , si giustifica e si porta come esempio che l’Africa e l’India non hanno le possibilità e gli impianti tecnologici per produrre vaccini, nella realtà invece è il contrario, gli impianti esistono (l’India è il primo produttore mondiale di farmaci e vaccini svincolati da diritti) e sono in grado di produrre e fare ricerca. Il problema è che i fondi non giungono a questi paesi, ma oltretutto non si vuole sospendere i diritti sui brevetti poiché questo permette a pochi di poter fornire il mercato secondo prezzi propri, quasi imposti. La produzione in Africa o in India farebbe precipitare i costi anche di 20 volte, divenendo questi pesi secondo alcuni, competitori nella produzione. Ma l’ONU impone la non vendita delle produzioni in casi simili, l’uso esclusivamente in loco con un rimborso del costo di produzione e quasi null’altro. D’altronde anche volendo vendere le produzioni il numero dei vaccini da produrre (ben oltre gli 8 miliardi della popolazione mondiale) permetterebbe “pane per tutti” per decenni, ma l’oligopolio delle case farmaceutiche guarda solo al proprio interesse e lo guarda con una prospettiva quanto più lunga possibile nel tempo e con quanto più guadagno possibile.
Eppure ricerca e produzione sono stati finanziati per 37,5 miliardi di dollari dall’OMS ovvero con i denari di tutti, paesi ricchi e paesi poveri. Solo 9,5 miliardi sono finanziamenti privati (tipo la Pfizer che ha finanziato da se ricerca e produzione) ma i proventi delle vendite vanno nelle tasche di coloro che hanno ricercato e prodotto con denari pubblici. Una contraddizione che di fatto diviene difficile comprendere, anche perché ben poco si conosce dei contratti, in buona parte secretati. Nel gioco degli interessi tutto ciò è un conflitto, da una parte la proprietà privata (diritto dei brevetti)  dall’altra il bene comune, il diritto alla salute, ma fino a quando i singoli governi non decideranno unanimemente di porre un veto a tale diritto, le case di produzione manterranno tutto il potere ottenibile sul mercato il più a lungo possibile, allo scopo di massimizzare i profitti. Eppure la tradizione cristiana che è alla base della cultura dell’occidente non ha mai sostenuto tale diritto. Giovanni Paolo II aveva scritto nella lettera enciclica “Laborem exercens” a proposito della proprietà privata (e dei brevetti che ne fanno parte) “La tradizione cristiana non ha mai sostenuto questo diritto come qualcosa di assoluto e intoccabile. Al contrario, essa l’ha sempre inteso nel più vasto contesto del comune diritto di tutti ad usare i beni dell’intera creazione: il diritto della proprietà privata come subordinato al diritto dell’uso comune, alla destinazione universale dei beni” .
Pare proprio che non sia così, rapinati delle proprie terre, dei propri beni da un occidente famelico ed affamato di denaro, il quale anche nel momento del bisogno si gira di spalle e guarda altrove, facendo finta che 1,5 miliardi di persone non esistano; Invisibili, come al solito.

 

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