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Valle Agricola / Raviscanina / Caianello / Teano – Tabaccaio rovinato dagli usurai, parlano il maresciallo e la madre della vittima

Valle Agricola / Raviscanina / Caianello / Teano – Nell’udienza di pochi giorni fa sono state ascoltate due importanti testimonianze, citate dalla pubblica accusa. Sul banco dei testimoni è salito il maresciallo dei carabinieri della stazione di Ailano che condusse le indagini sul caso. Il militare ha ripercorso le fasi salienti della vicenda, confermando, in sostanza le accuse contro gli imputati.  Poi è stata ascoltata la madre della vittima che ha ricordato le gravi difficoltà che in quel periodo viveva l’intera famiglia.
Sotto processo sono finiti due imprenditori – Andrea Rendina di Teano, ed Elvio D’Aria di Caianello e un operaio, Giovanni Rocco Varatta, di Valle Agricola – ritenuti responsabili di usura ed estorsioni a carico di un commerciante di Raviscanina.  Secondo le indagini svolte dai carabinieri della Compagnia di Piedimonte Matese sarebbe emerso un grave compendio indiziario – raccolto su delega di questa Procura, dai Carabinieri di Ailano, attraverso numerosi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, nonché con costante attività tecnica (intercettazioni telefoniche) – a carico dei tre imputati. Le indagini nascevano dalla denuncia della persona offesa per fatti di usura, nell’agosto del 2017.
Venivano immediatamente attivate le attività investigative, che si sviluppavano dall’agosto del 2017 sino alla primavera del 2018. Le indagini consentivano di ricostruire la fondatezza delle denunce della persona offesa, alla quale i medesimi indagati avevano prestato decine di migliaia di Euro, ottenendo in cambio la promessa della corresponsione del capitale e degli interessi usurai. La vittima, spinta dalla disperazione per la condizione di sovra-indebitamento nella quale si era venuta a trovare, si era rivolta agli indagati, ritenendo che si trattasse di “amici”, che, condividendo una situazione di difficoltà temporanea, lo volevano sostenere economicamente; solo successivamente, la vittima aveva modo di comprendere di trovarsi al cospetto di veri e propri “usurai”. Le indagini consentivano di appurare come gli indagati non avessero esitato, alla scadenza dei termini fissati per il pagamento dei ratei usurai, a minacciare la vittima per conseguire le somme di denaro promesse. Di fronte alla serietà e gravità delle minacce ed alla sottrazione di alcuni beni alla vittima stessa, questa decideva di rivolgersi ai Carabinieri ed alla Procura, riuscendo in tal modo a sottrarsi ad ulteriori atti di minaccia e di “espropriazione” di ulteriori beni, essendosi convinta del fatto che dal vorticoso e infernale giro dell’usura ci si può sottrarre, affidandosi alle autorità investigative e giudiziarie, potendo, in tal modo, accedere ai benefici previsti dalle legge anti-racket e antiusura.

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