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Riardo – Coronavirus, Fusco nega il diritto allo studio: alunni di terza media costretti ad “emigrare” a Pietramelara. Protestano i genitori della terza media

Riardo – “La scuola è un diritto, la scuola è sicura perché rispetta tutte le norme anti coronavirus. Il nostro sindaco si ostina a tenerle ancora chiuse, ignorando anche la necessità di coloro che fra poco dovranno sostenere gli esami di Licenza Media.  I nostri figli sono costretti, per svolgere le prove invalsi, ad andare a Pietramelara, in un altro istituto”. Lo affermano i genitori degli alunni della terza media che protestano contro l’immotivata decisione del sindaco di Riardo, Armando Fusco, di continuare a tenere le scuole chiuse.  Una decisione che sta penalizzando molto gli studenti riardesi.

Il documento (lettera aperta dei genitori di classe terza media di Riardo):
“ La scuola è un diritto, ma a quanto pare non a Riardo! Alla mezzanotte di oggi finisce la quarantena per la prima classe secondaria e domani 13 maggio per le altre due! Fortunatamente tutti i ragazzi, docenti e collaboratori interessati sono risultati negativi (tutti hanno fatto già tampone, eccetto un alunno che non è fisicamente a Riardo, ma che sicuramente lo farà al rientro). Ad oggi i contagi di minori che frequentano la scuola di Riardo sono quattro, tra i quali tre sono risultati positivi successivamente alla chiusura della scuola, quindi contagiati nello stesso nucleo familiare. Ciò ha sicuramente dimostrato che la scuola è sicura e per questo vanno fatti i complimenti al corpo docente, ma anche ai ragazzi stessi che stanno dimostrando maturità e senso di responsabilità.
Per questo motivo, in vista degli imminenti esami di terza media che si svolgeranno comunque in presenza, noi genitori degli alunni frequentanti la classe terza di Riardo ci troviamo in disaccordo con la decisione del sindaco di tenere ancora chiusa la scuola, desideriamo che i nostri ragazzi godano degli stessi diritti che attualmente hanno le altre classi appartenenti allo stesso istituto comprensivo. Dobbiamo ricordare, infatti, che Riardo unico plesso dell’istituto comprensivo, e verosimilmente caso raro nell’intera Italia, ha visto le sue scuole chiuse per la maggior parte dell’anno scolastico. In presenza le lezioni si sono tenute solo per poche settimane e per il resto i nostri figli hanno dovuto adattarsi ad un nuovo sistema di fare scuola e, per quanto docenti ed alunni (ed anche i genitori) abbiano fatto il possibile e a volte l impossibile per mantenere una sorta di normalità, è oggettivamente riconosciuto da tutti che la scuola si fa in presenza, perché non è ascoltare la lezione ,ma è condividere l’ansia di un’interrogazione, l’odore del gesso, le risate e anche le marachelle. Ora, noi non vogliamo recriminare ne’ sulla necessità delle chiusure per il bene collettivo ne’ vogliamo glissare sulla gravità della situazione. Desideriamo, però, esporre il punto di vista di chi la scuola la vive nel quotidiano e si vede costretto a subire decisioni prese, a nostro avviso, senza considerare le priorità di tutti ma solo la gestione “facile” del problema scuola. Sì perché per noi la scuola non rappresenta un problema su un documento o una faccenda da risolvere, rappresenta un’opportunità per i nostri figli ed anche una necessità in un mondo nel quale non possono condividere più nemmeno un pomeriggio in compagnia. Abbiamo deciso di esternare il nostro pensiero in quanto genitori degli alunni della classe terza. Una classe questa che si trova ad affrontare gli esami conclusivi del primo ciclo avendo visto in presenza i propri insegnanti pochissimo, ma che, ancor più, si avvia verso la scuola secondaria di secondo grado pervasa da dubbi ed insicurezza. La scuola media, infatti, ci piace ricordarlo a coloro che da troppo tempo l’hanno lasciata, vede i ragazzi in un momento particolare della loro esistenza nel quale loro si preparavano ad affrontare la vita. E se è vero che la storia, la matematica, la letteratura, le lingue si possono imparare anche a distanza, quello che non è possibile imparare è stabilire rapporti umani sani, crescere insieme, riconoscersi nell’amico il cui corpo muta ugualmente al tuo. La vita e come viverla non si impara dietro uno schermo. Siamo dunque preoccupati per i nostri figli perché si troveranno, l’anno venturo, ad affrontare un mondo nuovo senza una corazza abbastanza spessa.  Poco importa direte… c’è la pandemia… sono altre le cose importanti. Poco importa diciamo noi… ma solo a voi perché siamo noi che abbiamo visto i nostri figli alienarsi nella propria cameretta, spegnere l telecamera e piangere per lo stress, gioire di tornare a scuola perché “almeno rivedo i miei compagni” . Quello che proprio non accettiamo è che, dopo questo necessario periodo di nuova quarantena, erano tutti pronti a tornare a scuola per lo sprint finale che, per loro vuol dire appuntamenti importanti come le prove Invalsi e l’esame conclusivo. Non capiamo il motivo per il quale l’amministrazione ha ritenuto di prendere tale decisione ma di certo c’è che le motivazioni adottate nell’ordinanza, documento pubblico lo ribadiamo, non reggono, non sono totalmente veritiere e certamente consentiteci di non condividerle. L’assurdità della questione si realizza nella maniera assoluta quando ci viene comunicato che i nostri figli svolgeranno le prove invalsi nella sede di Pietramelara, in assoluta sicurezza ma insieme come se stessero a scuola. Purtroppo però nella loro scuola con i loro insegnanti dove sono stati sempre in sicurezza ( e tale dato è supportato dagli esiti negativi dei tamponi molecolari di questi giorni), loro non possono recarsi. Chiediamo solo che il diritto all’istruzione in presenza non venga negato ai nostri figli”.

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un commento

  1. Complimenti ai genitori della terza classe per i contenuti della lettera e per essere gli unici, nell’avvilente torpore generale dei distratti e rassegnati riardesi, ad avere avuto la lucidità ed il coraggio di parlare pubblicamente di un serio problema che riguarda i ragazzi, il loro futuro e anche quello del nostro paese.
    Il Sindaco è tanto deciso a mantenere chiuse le scuole, quanto improvvidamente attivo nell’aprire il centro di raccolta rifiuti intercomunale.