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Riardo – Appalti truccati, i lavori al castello eseguiti da operai di impresa “espulsa” per mafia

Riardo – Gli investigatori durante i loro appostamenti sul cantiere riardese – attivo per la sistemazione dell’antico castello – hanno accertato che i lavori venivano svolti da operai appartenenti non all’impresa vincitrice dell’appalto, bensì ad altra ditta – la P.G. – poi colpita da interdittiva antimafia in quanto ritenuta vicina a Zagaria. E’ questo uno dei tanti aspetti evidenziati dai testimoni escussi durante l’udienza di ieri nell’ambito di uno dei tre processi nati dall’’inchiesta “The Queen”. I tre processi sulle tangenti per l’affidamento di appalti pubblici, potrebbero riunirsi in un unico procedimento. Questo almeno il parere fornito alla Corte di Cassazione dal procuratore generale (il ricorso sulla competenza territoriale è fissato a maggio) che intende far confluire tutto nel troncone principale che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere.  Ieri, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Luciana Crisci è proseguita l’escussione del luogotenente dei carabinieri che ha svolto le indagini. L’attenzione del testimone si è focalizzata sui lavori del Castello di Riardo, rientranti nel progetto delle “Porte dei Parchi” finanziato dalla Regione. Secondo quanto ricostruito l’appalto venne aggiudicato ad una ditta, la Rcs, già aggiudicataria di altri lavori a Casapulla (pure finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti).  Il militare ha anche spiegato le modalità con cui venivano affidati gli appalti, sia per la progettazione sia per l’esecuzione dei lavori, attraverso un sistema corruttivo che è stato definito come “collaudato”- L’inchiesta – che vede imputati, tra gli altri, gli ex sindaci Giuseppe Avecone, di Alife, Ferdinando Bosco, di Casapulla, Nicola D’Ovidio di Riardo, oltre al faccendiere Alessandro Zagaria – ruota attorno all’ingegnere napoletano Guglielmo La Regina. Nel mirino degli inquirenti sono finiti 18 appalti concessi tra il 2013 e l’inizio del 2016 da vari comuni del Casertano, come Alife, Francolise, Riardo, tra cui lavori per ristrutturazioni di importanti immobili storici; tra gli imputati molti ingegneri e architetti nominati dai vari Comuni come componenti delle commissioni di gara responsabili dell’affidamento dei lavori, che, secondo i magistrati della Dda di Napoli, finivano quasi sempre a poche ditte, alcune collegate al clan Zagaria.

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