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foto di repertorio

Formicola / Santa Maria Capua Vetere – La maestra chiede il permesso (per assistere disabile), la dirigente nega: il giudice condanna

Formicola / Santa Maria Capua Vetere – Protagoniste della vicenda la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Formicola e una sua maestra. Quest’ultima aveva chiesto tre giorni di permesso per assistere una familiare disabile; la dirigente aveva negato il permesso. La maestra ha presentato denuncia e il giudice ha condannato l’amministrazione della scuola. Con sentenza n. 610/2021 del 2 marzo scorso il Giudice Monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato il Ministero dell’Istruzione e l’Ambito Territoriale di Caserta al pagamento delle spese processuali in seguito a ricorso patrocinato dalla Gilda degli Insegnanti di Caserta attraverso il proprio legale Marco Matano in difesa di un insegnante che si era visto negare dalla propria dirigente scolastica i tre giorni di permesso per assistenza al disabile. Il giudice, pur essendo cessata la materia del contendere per la successiva seppur tardiva concessione dei permessi da parte dell’incauta dirigente, è di fatto entrato nel merito dichiarando virtualmente soccombente l’amministrazione in ragione dell’immotivato e ritardato adempimento che ha causato la lite. La vicenda risale a qualche anno fa allorquando la Dirigente dell’Istituto Omnicomprensivo di Formicola – nell’Alto Casertano nel proprio diniego aveva accampato motivazioni illegittime. Sulla vicenda era intervenuto anche l’Ufficio Scolastico Provinciale di Caserta che l’aveva inutilmente invitata ad adempiere, ma solo in seguito all’instaurazione del giudizio la Dirigente – Antonella Tafuri – riconosceva il diritto del ricorrente. Il Giudice ha così applicato il principio della soccombenza virtuale considerando fondato il ricorso nel caso in cui non fosse intervenuta la cessazione della materia del contendere. Di fatto l’illegittima condotta della Dirigente ha cagionato una condanna per l’amministrazione scolastica che si vede costretta, nonostante fosse intervenuta per dirimere la questione,  a provvedere al pagamento delle spese processuali con soldi pubblici.

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