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Vittorio Civitillo

Piedimonte Matese – Corruzione in comune, Civitillo spiega la sua posizione: basta odio, mi impegnerò in prima persona

Piedimonte Matese – L’imprenditore Vittorio Civitillo interviene per esprimere il proprio punto di vista in merito all’indagine mossa dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Un lungo documento nel quale il famoso imprenditore piedimontese affronta diversi aspetti fra cui la necessità di chiudere con la stagione dell’odio. Spiega anche le ragioni per le quali ritiene di essere estraneo alle accuse mosse e assicura quanto sta accadendo è stimolo per fare ancora meglio in futuro, impegnandosi in prima persona per lo sviluppo socio economico dell’intero territorio matesino.

Il documento:
“Ho letto i diversi articoli che riguardano la mia persona e un mio coinvolgimento in indagini afferenti, tra l’altro, ad appalti pubblici e fenomeni corruttivi riferibili al Comune di Piedimonte Matese. Io non sono indagato per fatti connessi ad appalti pubblici e relativa attività corruttiva. Ciò semplicemente perché non ho mai partecipato (né ho mai avuto l’intenzione di farlo), con nessuna società del gruppo, ad un appalto pubblico né ho mai gestito (né ho mai avuto l’intenzione di farlo), a qualsivoglia titolo, strutture convenzionate con enti pubblici.  A seguito di quanto accaduto, già oggetto, purtroppo, di articoli e commenti apparsi sui social media locali nel mese di luglio 2020, relative alla caduta della amministrazione Di Lorenzo, è in corso un accertamento volto a verificare le modalità con cui si è formata, ed è stata poi ritirata, la proposta del Masterplan del Matese formulata dalla associazione – no profit – Kronos (a me riconducibile e che si occupa di iniziative sociali per il territorio!), nonché le procedure connesse alla normativa ivi richiamata. 
Il Masterplan era, è e sarà, un progetto, elaborato da privati, di sviluppo turistico del Matese, di cui siamo stati, tra l’altro, solo ideatori e promotori.  L’accordo di sviluppo turistico, in particolare, è disciplinato dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 09.12.2014 che prevede, espressamente, la possibilità per i privati di richiedere la realizzazione delle funzionali opere infrastrutturali, qualora l’iniziativa sia di rilevante e significativo impatto per la competitività del sistema produttivo dei territori, e vi sia – come nel caso – una totale o parziale carenza di risorse di carattere generale. Ovvero l’iniziativa privata favorisce la concessione di risorse agli enti pubblici, che poi le gestiscono con le relative procedure di legge.
Il soggetto privato proponente, ancor prima della presentazione del programma di sviluppo, avvia una fase di interlocuzione, anche informale (come espressamente indicato nella norma), con gli enti pubblici coinvolti, al fine di riscontrare l’effettivo interesse degli stessi al cofinanziamento degli interventi in infrastrutture. Interlocuzione che, nel caso di specie, non risultava neanche necessaria visto che le infrastrutture erano già ricomprese nei programmi delle opere pubbliche degli enti coinvolti e, quindi, già, pacificamente, dichiarate di interesse pubblico.  Nessuna delle società del gruppo d’imprese a me riconducibile aveva alcun interesse economico nella proposta, non potendo beneficiare, tra le altre cose, con l’accordo di sviluppo turistico, dei contributi riconosciuti alle piccole e medie imprese turistiche. Dopo un grande entusiasmo, che ha caratterizzato la fase propositiva (che tale è rimasta, esauritasi in una semplice presentazione di un power point!!), per questioni private, che tali dovevano rimanere, l’iniziativa, che poteva dare un grande contributo al nostro territorio, è naufragata.  Il protocollo di intesa tra soggetto proponente ed enti pubblici, volto solo ed unicamente a condividere una idea di progetto di sviluppo turistico del territorio, non doveva, come invece dichiarato, solo ad aprile 2020 dall’ente, prevedere alcuna procedura di evidenza pubblica.  Non si chiedeva del resto l’assegnazione – o si consentiva l’assegnazione di – fondi pubblici a chicchessia, anzi, al contrario, si favoriva l’assegnazione di fondi agli enti per realizzare le infrastrutture già dichiarate di interesse pubblico; infrastrutture che si sarebbero realizzate solo grazie alla proposta di accordo di sviluppo formulata dai privati.  Ovviamente la “macchina del fango” ha determinato libere interpretazioni e conseguenti denunzie, configurando una iniziativa di grande spessore come un tentativo di violare procedure pubbliche, non necessarie e non previste dalla norma, che, anzi, riconduce l’interlocuzione tra soggetto proponente ed enti coinvolti ad una mera, preliminare, anche informale, condivisione della iniziativa. Illustrate le – puntuali – previsioni della norma di riferimento, viene meno, conseguentemente, il presupposto dell’accertamento sul Masterplan.  Un amico, di cui ho grande stima, mi ha consigliato di agire (sul territorio) con un passo più leggero, non dimenticando che l’ignoranza conduce alla paura e la paura all’odio. 
Per evitare l’odio, sentimento di cui è pervaso il nostro territorio, occorre combattere ciò che l’alimenta: l’ignoranza e la paura. Per combattere l’ignoranza e la paura non si può vivere ai margini, ma si deve agire con forza, con un passo deciso ed incisivo. L’ignoranza si elimina coinvolgendo, nelle proposte di sviluppo del nostro territorio, le migliori risorse, avendo visione e coraggio. La paura si elimina rappresentando costantemente la verità, senza più timore di metterci la faccia e di esporsi in prima persona. L’odio e il veleno caratterizzano, oramai, da anni la nostra comunità. Un tutti contro tutti che ci fa solo male, immensamente male, considerato che il nostro territorio sta morendo, da ogni punto di vista. 
La stagione dei veleni deve finire. Basta odio, basta alimentare quella sterile e mortifera mentalità che individua il nemico in colui che non ti vota, che ti critica in modo costruttivo, che ha qualità o competenze diverse. Ovvero anche colui che si propone con la convinzione, frutto esclusivo della propria conoscenza ed esperienza, delle proprie idee. Ogni imprenditore capace di creare profitto ha la responsabilità di contribuire, partecipando alle attività della comunità, al benessere del territorio che lo ospita, purché, ovviamente, il suo profitto non provenga da attività svolte con enti pubblici. Io mi impegnerò ancora di più nella mia comunità e non lascerò più che altri, senza aver mai ricevuto alcuna delega, parlino per me. Il passo sarà leggero, ma deciso e incisivo, e mi esporrò in prima persona, insieme a tutti coloro che impiegano il loro tempo, da tempo, per proporre progetti di sviluppo ed emancipazione per il territorio. È il tempo del cambiamento, è il tempo del coraggio”.

Questa la nota con cui l’ingegnere Vittorio Civitillo ha inteso intervenire in merito alla vicenda giudiziaria, condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che lo vede coinvolto, insieme ad alcuni ex amministratori comunali di Piedimonte Matese.

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